Poi capita che Enrico Brignano faccia un varietà che spariglia le carte: un'ora e basta. Non più one man show sterminati che mettono alla prova la resistenza del conduttore e del pubblico con maratone televisive di minimo tre ore. Domani sera su Raidue parte Un'ora sola vi vorrei, cinque puntate previste (per ora) della durata appunto di 60 minuti, poco più o poco meno: «Cercheremo di stare nei limiti di un'ora, cosa insolita in questi anni per la tv, con prime serate che si allungano fino a tardi, tardissimo». Non a caso in studio ci sarà un orologio che, con il suo ticchettio, scandirà i tempi e ne garantirà il rispetto. Nella tradizione di certi show americani, Brignano avrà una resident band, ossia un gruppo fisso per tutte le puntate, e qualche artista ospite durante lo show. Domani sera, nella prima puntata, ci sarà l'inestimabile Malika Ayane con la sua Senza fare sul serio che sembra un brano scritto quasi apposta: una canzone seria per non prendersi sul serio.
A fare da filo conduttore saranno i monologhi di Brignano, che è un esperto in materia visto con i suoi spettacoli teatrali convince decine di migliaia di persone a ogni tour. I
In fondo per lui, in questo giro televisivo, il vero problema sarà lavorare per sottrazione, quindi togliere, tagliare, ridurre i tempi soliti dei suoi interventi per essere concisi e concettosi, come diceva quel tale. «Satira politica poca - spiega lui - diciamo che sarà più che altro un antipastino. Ci sarà molta satira di costume, che è poi quella che a me e agli altri autori riesce meglio». In più, conferma, ci sarà «una particolare attenzione e delicatezza sui temi legati o che possono rimandare alla pandemia».
E lo stile di Enrico Brignano si è potuto verificare un'altra volta proprio ieri pomeriggio durante Domenica In di Mara Venier. In studio la sua compagna Flora Canto e il comico in collegamento. In pochi istanti si è messo in scena uno sketch stile varietà in bianco e nero, con battute, malintesi e ammiccamenti che hanno riportato una atmosfera ormai (purtroppo) desueta nella tv generalista. D'altronde Brignano è proprio questo. Non è un comico investigativo, non è un artista che piega il copione ai propri interessi politici. La politica, se entra nelle gag, è sempre marginale e mai aggressiva. Un comico contemplativo, si sarebbe detto anni fa. Però, a conferma che non sempre i pareri della critica aderiscono ai gusti del pubblico, Brignano ha un successo consolidato e, anzi, crescente, dimostrando anno dopo anno di saper intercettare «la pancia» degli spettatori che, come si sa, non ha un vero e proprio colore politico. E questo «esperimento» ora su Raidue potrebbe rivelarsi una sua ulteriore consacrazione. «Di certo c'è un grande bisogno di ridere», ha confermato l'altro giorno il direttore di Rai2, Ludovico Di Meo, che non esclude la possibilità di estendere le puntate oltre le cinque previste. Intanto questo show ha già una piccola/grande novità: il pubblico in studio.
I protocolli della Rai non lo consentono ancora, ma il programma è registrato per Itv Movie e prevede la presenza di una settantina di persone in platea. Qualcosa che fa la differenza. Brignano dice: «La comicità ha bisogno del confronto diretto con il pubblico e quindi con me ci saranno i miei fan di Instagram cui ho offerto questa possibilità. E, devo dirlo, non ci sono state difficoltà a riempire lo studio».
Il resto dipenderà da lui, da quell'Enrico Brignano che ha studiato all'Accademia per comici di Gigi Proietti e ha debuttato in tv come
barzellettiere alla prima edizione de La sai l'ultima nel 1992. Da allora ha navigato sempre seguendo la rotta del buonumore e mai quella dell'impegno. Dopotutto, è la caratteristica difficile e decisiva per piacere a tutti.
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