Bruschetta: sopravvivere da attore non protagonista

Come essere grandi anche recitando parti piccole

Francesco SalaLa filosofia dell'attore non protagonista è molto saggia. Ce l'aveva illustrata Alberto Sordi: «Tutti che vogliono fare il primo violino (...) Tutti vogliono primeggiare, essere protagonisti, direttori, registi, ma bisogna lottare per la prima fila». Non ci sono piccole parti, ma solo piccoli attori! Ma l'avrà veramente detta poi quella frase il grande Stanislavskij? Una cosa la sappiamo veramente: se fai bene il tuo lavoro, nel tuo piccolo, avrai meno concorrenti, potrai ambire ad essere considerato. Una lezione di umiltà oggi viene scritta da Ninni Bruschetta, attore, regista, da tre decenni attivo su più fronti: teatro (sua la direzione del teatro di Messina), cinema, fiction, quella cosa strana chiamata Boris, una serie molto seguita; Bruschetta nel suo libro Manuale di sopravvivenza dell'attore non protagonista (Fazi Editore, pp.176, Euro 16) mette comunque le mani avanti: «Non bisogna fare previsioni. Ho girato cose che sapevano di sfiga e che sono state un successo.

Un consiglio però lo posso dare: imparare la parte a memoria». Un libro godibilissimo nei suoi racconti fugaci di backstage, roulotte dei protagonisti assediati dagli ammiratori, nicchia e fiction. Il ruolo va scavato e non arrotondato. Anche se c'è da dire una sola battuta.

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