Caccia al ladro di giorni tra segreti e vendette

di Guido Lombardi con Riccardo Scamarcio, Massimo Popolizio, Augusto Zazzaro

Non è un road movie, anche se lo sembra. Non è un thriller, anche se ci assomiglia. Non è drammatico, anche se l'atmosfera è cupa e il tema non è leggero. Non è un giallo, anche se c'è un mistero. Il ladro di giorni è la storia di un capovolgimento. Un padre che impara dal figlio ciò che a quest'ultimo dovrebbe insegnare. Eppure, quella frase iniziale - «un bambino è meglio di una pistola» - riassume il senso di un film tra i più dignitosi del cinema italiano recente. Un'opera che non scade né di tono, né di interesse benché non originalissima. Vincenzo (Riccardo Scamarcio) ha scontato sette anni di carcere perdendo i contatti con il figlio Salvo e, nel rivederlo, neppure lo riconosce. Decide però di farsi accompagnare da lui alla ricerca del ladro di giorni che gli ha sottratto fette di vita con il piccolo, ormai cresciuto. Il pretesto è consegnare un carico di droga perché Vincenzo ha un lato oscuro. È un corriere. E tiene il ragazzino all'insaputa dal vero motivo e anche dello scopo apparentemente secondario: scoprire chi lo ha incastrato e per quale ragione lo ha fatto arrestare. Scatta così il viaggio dal Trentino, dove Salvo vive con gli zii materni, fino a Bari. Di fatto però, padre e figlio non si conoscono e in tali circostanze la fiducia diventa merce difficile da gestire. Un po' come il tuffatore che si lancia nel vuoto, verso il mare, spesso senza sapere che cosa lo attende. Una metafora alla quale il regista - che è anche autore del libro da cui il film è tratto - si aggrappa in più occasioni. Vincenzo non è un galantuomo e Salvo se ne accorge presto. Tocca quindi a lui capovolgere le parti e insegnare a quel poco di buono che esiste anche un modo onesto di vivere, senza uccidere né rubare. E dimostrare al padre che sì, aveva avuto ragione ad azzardare ai suoi loschi compari che «un bambino è meglio di una pistola».

Ma in un senso ben diverso. E un ragazzino adolescente può rieducare un padre criminale. Perché per entrambi il loro incontro è un ritorno alla vita. Il piccolo ritrova un genitore. Il genitore ritrova i giorni. Dopo il carcere.

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