"Canti", amanti e ideologia. Il poeta del secolo è Neruda

Accusato di cieca militanza e attaccato dalle femministe. Ma in poesia il più amato, venduto e citato è il grande cileno

"Canti", amanti e ideologia. Il poeta del secolo è Neruda

Ricorrono quest'anno i 50 anni dall'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura a Pablo Neruda (Parral, 1904 - Santiago del Cile, 1973), riconoscimento molto ambito e molto atteso dal poeta. Lo scrittore Hans Magnus Enzensberg ha raccontato che nel 1967, mentre si svolgeva un omaggio all'autore cileno, Neruda scomparve improvvisamente dalla sala, e solo dopo una lunga ricerca fu trovato in un angolo oscuro con la radiolina all'orecchio in attesa di ricevere notizie da Stoccolma che quell'anno premiò Miguel Ángel Asturias. «Tutti si sforzarono di consolare il poeta scrive ma alla fine dovettero chiamare un medico del pronto soccorso per assisterlo perché non svenisse».

Difficile accettare l'immagine impietosa del poeta lasciata dall'aneddoto di Magnus Enzensberg, ma è indubbio che l'autore del Canto general meritasse di ricevere nel 1971 il Nobel, tale era la sua fama nel mondo. Basta ricordare che uno dei suoi primi libri, Veinte poemas de amor, ha raggiunto un milione di copie nell'edizione commemorativa del 1961, che raddoppierà nel 1972: un successo straordinario che inoltre accomuna intellettuali, critica specializzata e semplici lettori. Possiamo senza dubbio parlare di unanime consenso non scevro però di polemiche che rimproverano all'autore la sua cieca militanza politica in parte mitigata, dopo la rovinosa caduta del mito staliniano, con l'adesione al «Partido Popular» di Salvador Allende. In questi ultimi anni si è aggiunta la polemica sollevata dal movimento femminista che accusa Neruda di aver abbandonato, allo scoppio della guerra civile spagnola, la figlia Malva Malvina, affetta da macrocefalia, e la moglie Maruca, continuando a inanellare amanti anche dopo le nozze con Delia del Carril e Matilde Urrutia. La quale, mentre il poeta lotta contro il cancro alla prostata che lo condurrà alla morte, coglie Pablo nel letto coniugale con la giovane nipote Alicia, a cui Neruda ha dedicato il libro Album de Isla Negra. All'evento è presente il compagno del poeta Volodia Teitelboim, che ha descritto la scena e ricordato le parole sferzanti di Matilde: «Ti dirò che il tuo amico non è un santerellino, si è ammalato in quella parte corrispondente... Dove pecchi, paghi». Realtà mai sconfessata dal poeta che amò molte donne, poi immortalate nei suoi versi; ha scritto a proposito García Márquez: «Pablo era un uomo leale, non fedele».

Si è detto che non sono mancate critiche all'uomo e riserve sulla sua vasta opera, accusata di eccesso e dismisura, condizionata in alcune parti dalla visione agiografica del modello sovietico, in cui si è voluto anche vedere un interesse privato (la protezione del grande apparato editoriale assicurata dal partito, la concessione del ricco Premio Stalin e altri privilegi ricevuti). Occorre però precisare che la sua figura ha continuato a essere amata e con gli anni è diventata in Italia un'icona popolare, presente anche nel giocoso repertorio musicale di Renzo Arbore («Lo sapeva Neruda che di notte si suda/ Ma la notte no!»). Con ciò non vogliamo banalizzare l'argomento e neppure sminuire l'immagine del poeta che ha continuato, pur con meno incanto, a essere nota e apprezzata, suffragata dalla leggenda nera che circonda la sua morte, avvenuta a opera dei sicari di Pinochet, come cerca di dimostrare il recente libro di Roberto Ippolito, Delitto Neruda (2020). Una nuova popolarità del poeta è inoltre legata al film Neruda (2016) del regista Pablo Larraín: una biografia costruita su un intreccio di fatti narrati mediante l'intrigo politico-poliziesco, a dimostrazione che il mito nerudiano continua a ricevere consensi, come era accaduto prima con Il postino (1994), girato a Capri con l'indimenticato Massimo Troisi. Un film che ricorda il soggiorno del poeta nell'isola, avvenuto nel 1952, dove Neruda e Matilde (amanti clandestini) vivono il loro sogno d'amore che ispira la raccolta Los versos del Capitán. Libro noto anche per la complessa vicenda della sua pubblicazione anonima, che esce a Napoli nel 1952 in 44 copie numerate e sottoscritte dal Gotha culturale di sinistra, tra cui troviamo Togliatti, Visconti, Napolitano e Quasimodo (quest'ultimo autore dall'antologia nerudiana pubblicata nel '52 da Einaudi, con illustrazioni di Renato Guttuso): più volte ristampato, in diversi formati, il libro non piacque a Neruda poiché non era fedele al testo spagnolo. Alla fine Pablo accettò la versione dichiarando con ironia che era una silloge di Quasimodo su temi nerudiani. In seguito, dopo il boom di vendite segnato dal Nobel, il poeta divenne l'autore privilegiato di numerose case editrici, tra cui l'Accademia di Milano, curata dall'ispanista Giuseppe Bellini, senza dimenticare i libri pubblicati dal grande tipografo Alberto Tallone, che ha anticipato in Italia il primo dei cinque volumi di Memorial de Isla Negra. Dopo il 2000 è l'editore Passigli a riproporre l'opera del poeta; infine giungiamo al 2018 con il libro di Quezada Vergara, Neruda e Allende: storia di un'amicizia, pubblicato da Treccani (e l'anno successivo è la volta della nostra monografia dell'autore uscita nella collana della Salerno Editrice).

Anche in Cile e in Spagna continua, seppure con minor interesse di prima, l'attenzione per l'opera di Neruda. La nota casa editrice Cátedra di Madrid conferma che Neruda è ancora l'autore preferito dei lettori di poesia; dopo le edizioni dei Veinte poemas de amor e Cartas de amor, ha pubblicato l'antologia Neruda. Poesía política (2018), in cui solidarietà umana, storia privata e ideologia formano una sintesi che traduce la visione del mondo del poeta.

Dunque possiamo dire a cinquant'anni di distanza dalla concessione del Nobel, Neruda continua a sorprendere per la capacità di coniugare e alternare due componenti fondamentali: la percezione della storia e del tempo che trasmette attraverso la cronaca, il pamphlet politico e la necessità di interrogare l'Io e il suo intimo, fonte primaria di emozione e poesia: una dialettica, tuttavia, mai risolta del tutto.

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