La manona destra è ancora fasciata, il sorriso invece è già libero: «Eh le ustioni hanno una guarigione lunghissima...». Eppure, tre mesi dopo aver rischiato la vita con il fuoco, Gianni Morandi torna a fare l'inimitabile Gianni Morandi con un brano a cento all'ora. Si intitola L'allegria, l'ha scritto Jovanotti (che l'ha prodotto con Rick Rubin) ed è stato confezionato a velocità supersonica: «Me l'ha mandato sabato, domenica l'ho imparato e lunedì mattina eravamo in studio a Milano da Pinaxa a registrarlo. Poi venerdì è uscito». L'allegria non è (per fortuna) il solito reggaeton estivo e si distingue comunque dalla flotta di tormentoni già atterrati in classifica: «Però non è nato come tormentone», accenna lui: «È un brano difficile, con un testo che è proprio nello stile di Jovanotti».
Ricorda qualcuno dei suoi primi brani anni Sessanta?
«Forse un po' Andavo a cento all'ora. Sono due mondi totalmente diversi però qualche riferimento comunque c'è. Quello era stato arrangiato da Ennio Morricone, questo è stato prodotto (anche) dal grande Rick Rubin».
Cos'ha detto Rubin quando ha ascoltato la sua versione?
«A Lorenzo ha chiesto chi fossi e lui ha risposto: Una sorta di Johnny Cash italiano».
Gianni Cash.
«Anche mio figlio, che è il rapper Tredici Pietro, ha detto che il brano gli piace. A me il rap piace sempre più ma con lui non mi confronto molto...».
Il rap ha cambiato tutto.
«Sembra Modugno che, alla fine degli anni Cinquanta, scompigliò tutto. Un momento cruciale».
Il rap e i social sono legati a doppio filo.
«In quel mondo mi sono infilato quasi dieci anni fa e continuo a restarci perché mi piace».
Talvolta i social sono dirompenti. Il «caso Madame», ad esempio, che si è lamentata dell'eccessiva attenzione di un fan mentre mangiava con i genitori.
«Capisco Madame, la capisco. Sono cose un po' vere quelle che dice. Ma bisogna tenere botta. Talvolta ti disturbano ma fa parte del gioco. E poi bisogna sempre pensare che magari un giorno potrebbe dispiacerti se non ti venissero più a cercare. Comunque De Gregori descrisse questa situazione nel brano Guarda che non sono io».
Lei ha mai risposto male a qualche fan?
«Mah, magari una volta, forse due in quasi sessant'anni di carriera».
Di qualche artista è proverbiale l'isolamento.
«Ricordo che una volta ero a tavola con Lucio Battisti. Una signora ci vede e si avvicina per chiederci un autografo. Lucio le disse: Ma non vede che stiamo mangiando?. La signora ci rimase male e anche io...».
Il brano L'allegria sembra fatto apposta per questo momento di ripartenza (si spera).
«È uscita nel momento giusto. Quando siamo andati alla Sony per concordare la data di uscita, ci è stato detto che avremmo dovuto rispettare il calendario che avevano già preparato. Abbiamo detto: o subito o niente».
È stato subito.
«Io ho avuto l'infortunio l'11 marzo. Il brano è uscito l'11 giugno. Una bella ricorrenza».
Comunque fa impressione sentire il 75enne Morandi così scatenato.
«Diciamo che questa fase musicale rischia di farci invecchiare improvvisamente come alla fine degli anni '60. Sentivo un vento diverso. Ma ci ho messo un po' di tempo a reagire. Quando io ed altri del Cantagiro come Rita Pavone ci siamo esibiti prima dei Led Zeppelin al Vigorelli di Milano nel 1971, siamo stati fischiati. Il pubblico ha spaccato tutto, mi urlava vai a casa. Lì ho capito per davvero».
E adesso?
«Non voglio sembrare un dinosauro. E questo brano trasmette quell'allegria della quale tutti ora abbiamo bisogno».
Franco Battiato aveva scritto un brano per lei.
«Eravamo praticamente coetanei, era nato tre mesi dopo di me. Ero andato a trovarlo un anno fa, ci siamo abbracciati».
Il 21 settembre ci sarà un concerto in suo ricordo con, forse, Jovanotti. E lei?
«Se mi invitano, perché no?».
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