Carlo Conti: "Fu giocando con Pieraccioni che capii di non avere il babbo"

Il conduttore Carlo Conti si racconta e dice: "Per me Pieraccioni è come un fratello"

Carlo Conti: "Fu giocando con Pieraccioni che capii di non avere il babbo"

“Devo resettare la testa. Ho ascoltato tremila canzoni in tre anni. Scegliere è durissima. Io di solito poso la testa sul cuscino e dormo. Ho passato in bianco solo tre notti, quelle prima di annunciare i concorrenti”. Così Carlo Conti, intervistato dal Corriere della Sera, spiega la sua rinuncia a condurre nuovamente il festival di Sanremo.

Conti, poi, parla a lungo della sua infanzia e della morte di suo padre. “Morì quando avevo 18 mesi, e proprio non me lo ricordo”, dice. Sua madre, quindi, gli fece anche da papà ma non fu facile: “Mi fece da madre ma soprattutto da padre. Non aveva una lira: aveva speso tutto in cure sperimentali, inutili. Avrebbe potuto gettarsi dalla finestra con me in braccio”. “Non avrei potuto fare quello che ho fatto senza di loro”, aggiunge. La prima volta che sentì veramente la mancanza del padre, però, fu a 22 anni:“Stavo giocando a tennis con il mio migliore amico: Leonardo Pieraccioni. Arrivò il suo babbo, si mise dietro di lui e cominciò a incoraggiarlo: batti meglio, forza il dritto. Venni a rete a raccogliere una pallina, mi voltai indietro, e compresi che io una figura così non l’avevo”, dice commosso. Conti passa così a raccontare della sua amicizia con Pieraccioni e della sua gavetta: “Eravamo ragazzi. Avevo cominciato alla radio, come tutti quelli della mia generazione: Amadeus a Verona, Gerry Scotti a Milano, Fiorello in Sicilia. Ho scoperto che pure lui, come me, registrava la pubblicità della Coca-Cola e la infilava tra quella del macellaio Rossi e del pescivendolo Bianchi; così, per darsi importanza”.

“D’inverno poi facevo il dj in discoteca, d’estate in piazza. Conducevo “Un ciak per un artista domani”. Il concorrente prima di Pieraccioni era andato male. Gli dissi: ‘Hai un minuto per farci ridere’” e lui “imitò Grillo che attaccava i socialisti. Il pubblico rise”. Infine un accenno alla politica. Renzi? “È stato un grande sindaco di Firenze. Poi ha avuto troppi nemici interni”. Berlusconi? “Grandissimo imprenditore. L’ho incontrato una sola volta, da Vespa: lui usciva e io entravo. Mi chiese perché non ero mai andato a Mediaset. Da lì nacque la voce falsa del mio trasferimento”. Grillo? “Grande comunicatore. Ha intuito un malcontento e gli ha dato voce, riportando la gente al centro della cosa pubblica”.

Tanti commenti ma nessuna voglia di rivelare per chi intende votare:“Ho spesso cambiato il mio voto. Preferisco non attribuirmi un colore. Sono un giullare tv: tutti devono guardarmi nello stesso modo, vedersi riflessi nella mia normalità”.

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