Caro Nicola,
non ti scrivo perché siamo amici, al contrario, per porti una domanda pubblicamente che se fossi amico come sono amici gli amici nel mondo letterario italiano non ti porrei (ma sono veri amici quelli?). Non voglio tirare in ballo, con te, neppure cosa deve essere secondo me uno scrittore, e cosa ne pensi tu, perché si sa che abbiamo idee radicalmente opposte, ormai ci scontriamo da due decenni, e le nostre opere e le nostre scelte di vita (nel mio caso di non vita) lo testimoniano. Insomma, tu sei l'amico di tutti, io il parente di nessuno.
Tuttavia mi ha incuriosito una cosa, nata nella nuova feroce quanto grottesca (ma anche ormai abbastanza potente) lobby femminista che si sta creando, l'ennesima mutazione genetica dell'ennesimo salottino italiano conformista dove sono tutti scrittori che sanno usare bene la lingua tranne che per scrivere, altrimenti almeno una volta nel premietto stregato tra Carofigli e Scurati e Piccoli e Albinati e via elencando, un Arbasino o un Busi o un Moresco o una Alberti o una De Beaumont sarebbero scappati anche per sbaglio. Ma si sa che lo Strega mica premia la letteratura (te lo immagini uno Strega a Proust, a Kafka, a Céline, a Beckett, a Faulkner, insomma a uno di quelli come me?), lo sanno per primi gli editori, i quali scelgono i libri (per imboccare i giurati come si darebbero omogeneizzati a degli zombi morti anche come zombi) e anche gli autori compatibili con un certo tipo di patto non solo narrativo ma anche sociale.
Te la faccio breve: candidata Mondadori di quest'anno al Premio Strega: Teresa Ciabatti. Ci aveva già provato, ci riprova (ci riprovano sempre), perché è per questo che producono libri, per avere quel premio lì (e non li biasimo, cosa gli resterebbe sennò?). Al riguardo la suddetta Ciabatti sta lavorando molto (in tempi non sospetti provò a arruffianarsi anche me, non avendo capito molto di me, a parte sostenere io sia suo cugino perché il fratello di suo padre ha sposato la sorella di mia madre, cosa me ne frega delle parentele), non sui suoi libri, sennò non sarebbe la Ciabatti, ma per arrivare al suddetto Premio, che mai come di questi tempi ha il nome che si merita, Strega.
Perché tremate, tremate, le streghe son tornate, ma in forma di parodia (ah, le femministe di una volta, che bruciavano i reggiseni mentre queste si mettono il chador per incontrare una donna islamica!). Dunque la ciabattina liscia il pelo a chi? Basta guardare i suoi post suoi social: a Michela Murgia e Chiara Tagliaferri. La Murgia sappiamo bene chi è, ha riattualizzato un femminismo alla Valerie Solanas (quella che sparò a Andy Warhol, con la differenza che la Murgia vuole sparare a ogni maschio, perché ogni maschio è un criminale, un mafioso, uno stupratore, ecc). Chiara Tagliaferri è tua moglie e coautrice della Murgia, con lei fa spettacoli femministi, con lei ha scritto un libro femminista (o più di uno, non seguo questa roba), con lei aderisce a campagne contro i maschi insieme alla Valerio e compagnia bella (anche se neppure bella, riferito a una donna, non si può più dire, non lo dicono le modelle, lo dicono le femministe), una delle quali ha anche riguardato il sottoscritto, una fatwa lanciata dal mullah Murgia per non pubblicare più i miei libri (Elisabetta Sgarbi, se ne è giustamente fregata, sarà una femmina complice del sistema, non so).
Quindi direi che la Ciabatti è messa molto bene quest'anno, tanto più che lo scontro sarà con Emanuele Trevi, un maschio (dove vuole andare?). Arrivo dunque alla domanda, perché proprio dalle murge e dalle valerio è partita una nuova accusa: che il premio Strega sia un premio sessista, perché lo vincono sempre i maschi. Io aggiungerei anche maschi debitamente inseriti in salotti progressisti, tutti. Aggiungerei anche, per la verità, che i suddetti maschi producono per lo più narrativa femminile pure se sono maschi, quindi forse qualche ragione queste femministe arrabbiate ce l'hanno (altrimenti, oltre ai succitati, a qualcuno sarebbe venuto in mente di premiare un Piersandro Pallavicini, un Giuseppe Culicchia, un Aurelio Picca, altri bravi ma bazzicano nei salotti sbagliati, cioè in nessuno, questi coglioni).
Invece non ho sentito nessuno di voi, che quel liquore ve lo siete ciucciato (non so a parte voi chi se lo beva), prendere una posizione al riguardo. Insomma, né tu né Piccolo né Albinati né Siti né Piperno né Veronesi avete detto mezza parola, tipo: «No, noi ce lo siamo meritati perché siamo meglio di voi, mica siamo stati premiati perché maschi».
Però, aspetta, ora che ci penso quest'anno hai rinunciato alla candidatura (sei sempre stato un gentleman), peccato, il tuo libro (La città dei vivi, Einaudi), è meglio di quello della Ciabatti, ma forse anche de La ferocia che ha vinto lo Strega qualche anno fa, tuttavia solo perché eri maschio, giusto? Non sarebbe il caso di restituirlo, questo premio sessista?
Baci. Tuo,
Massimiliano.
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