La Casa di Carta non è un capolavoro, la terza stagione lo conferma

La terza stagione de La Casa di Carta ripropone il solito colpo ed è l’occasione per riflettere sulla qualità di questa serie tv

La Casa di Carta non è un capolavoro, la terza stagione lo conferma

La Casa di Carta è da alcuni giorni disponile su Netflix con la sua terza attesissima stagione, ma davvero siamo di fronte ad una serie tv che merita tutto questo successo?

La serie tv spagnola ormai è nota a tutti. Dopo una prima stagione di grande impatto, partita a livello nazionale in Spagna con il canale Antenna 3, La Casa di Carta ha fatto il grande balzo arrivando su Netflix che l’ha diffusa in tutto il mondo. La serie ha così avuto una seconda parte nella quale si concludeva la rapina e si vedeva la fuga della banda. Ora, con il terzo capitolo, abbiamo l’occasione per fare una riflessione sulla totalità del prodotto.

Le prime due stagioni raccontavano di una rapina che in realtà alla base aveva, più che il profitto illecito, la lotta del popolo contro il sistema. Tutto molto romantico, peccato però che i rapinatori, persone con precedenti e quindi non sfortunati che alzano la testa per una volta nella vita, i soldi se li sono tenuti. Per intenderci, mentre in Fight Club il gruppo guidato da Tyler Durden attacca il sistema distruggendo istituti di credito per cancellare i debiti, ne La Casa di Carta i protagonisti si presentano come dei moderni Robin Hood e si portano a casa 948 milioni di euro. Inoltre, una rapina spinta da motivazioni superiori in cui i rapinatori si confondono con gli ostaggi è storia nota: Inside Man, capolavoro di Spike Lee, lo conosciamo tutti.

La terza stagione è stata anticipata con una grande campagna di marketing anche in Italia. I primi due episodi sono stati trasmessi in Piazza Affari, con un'installazione del rapinatore in tuta rossa con maschera di Dalì al fianco del famoso “dito medio”, l’opera provocatoria dell’artista Cattelan, insistendo ancora sulla lotta contro il sistema. Nelle nuove puntate l’obiettivo è salvare Rio, il giovane componente della banda che è stato catturato dalla polizia. Per farlo rilasciare, Il Professore si inventa un nuovo incredibile piano. Se c’è una cosa che ci hanno insegnato questi racconti è che quando c’è di mezzo il sentimento non si ragiona più a mente lucida e qualche errore si finisce per farlo. Questo infatti succede, ma sono gli inconvenienti che rendono un racconto emozionante, quindi lo accettiamo.

Il gruppo, al solito travestito con tute rosse e maschere di Dalì, ha delle new entry: Lisbona, cioè l’ispettore Murillo, ora compagna de Il Professore, Marsiglia, Bogotà e Palermo, quest’ultimo nelle vesti del nuovo Berlino, cioè capitano della squadra che impartisce ordini arrivati direttamente dal Professore. Il colpo è un gradino sopra il precedente: la Banca Centrale di Spagna e la sua riserva aurea. Anche questa volta nella realizzazione del piano niente di nuovo: impossibile non notare punti in comune con Ocean’s Eleven. I più attenti inoltre avranno notato come la figura del Professore si stia avvicinando a quella di Walter White in Breaking Bad, non è chiaro se sia un omaggio o meno ma possiamo soprassedere, alla fine si tratta solo di una sequenza in particolare.

Quindi, tra un piano dalle (finte) motivazioni ideologiche, richiami ad altre famose rapine ed anche plagi nella colonna sonora ad Hans Zimmer in Interstellar, la terza stagione de La casa di carta ripropone la solita minestra. Le uscite inappropriate di Berlino ora sono pronunciate da Palermo, i personaggi forti femminili sono ancora delle caricature e la nuova la rapina-show non ha alcun fondamento di credibilità oltre ad essere sempre forzatamente giustificata come una lotta al potere.

Guardando La Casa di Carta si ha la sensazione di vedere un prodotto di serie b, una replica venuta male di altre storie che vuole comunicare un messaggio ideologico alla V

per Vendetta fallendo miseramente. Lo spettatore attento si sarà reso conto della vera truffa, cioè la serie tv stessa che non è un capolavoro ma un prodotto nato per la tv generalista che dovrebbe essere ridimensionato.

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