Roma All'inizio sembrano solo dei ragazzini che annusano nell'aria il nuovo suono della musica che sta cambiando. Poi però danno vita, nei primi anni '90, al cosiddetto «French Touch», l'elettronica che da Parigi conquisterà il mondo, fino ad oggi con i sempre più celebrati Daft Punk. Tutto questo viene raccontato nel complesso e riuscito Eden dell'ex attrice e ora regista Mia Hansen-Løve che a trentatré anni e con tre film alle spalle è già acclamata, per esempio da Variety , «come una dei dieci registi internazionali da conoscere a tutti i costi».
La sua operazione è molto interessante anche per l'aspetto personale e biografico dal momento che ha scritto il film con il fratello Sven, dj per vent'anni prima di cambiare vita e dedicarsi alla scrittura. Così il personaggio del protagonista Paul (Félix de Givry), che, giovanissimo nell'era dei rave, muove i primi passi come dj interessato a quella musica «tra euforia e melanconia» che di nome fa «garage», viene tratteggiato con una precisione che ne svela tutte le fasi vitali, gli amori (ecco la possibilità delle apparizioni «di lusso» dell'attrice americana Greta Gerwig e di Laura Smet, la figlia di Johnny Hallyday e Nathalie Baye), le intense amicizie e gli interessi, non ultimo quello per la cocaina. La regista segue lui e gli altri protagonisti, tra cui gli esordienti Daft Punk subito riconosciuti come i rivoluzionari di quella musica (nel film c'è uno splendido poker di loro brani e la gag che li vede allontanati dalle discoteche perché «non in lista» oltre a non essere vestiti in maniera appropriata), con uno stile di messa in scena apparentemente monocorde anche nel non volersi abbandonare a un tipo di suono esplosivo. Perché Eden non è un film con i fuochi d'artificio. È come la vita, monotona, ripetitiva, faticosa, piena d'imprevisti come quando l'amico si toglie la vita. L'interesse principale della regista è quello del romanzo di formazione che - dice - «sembri racchiudere l'energia e le aspirazioni della mia generazione». Così quegli stessi ragazzini che riuscivano a mettere in piedi suoni incredibili senza nemmeno conoscere le note, nel giro di pochi anni diventano, com'è naturale che sia, uomini con mogli e figli.
La vita cambia, c'è chi smette di fumare, bere e drogarsi, ma quella musica - registrata nell'epoca del vinile analogico e del Dat digitale e che era giunta fino a New York nelle celebri sessioni dei Dj al MoMa Ps1 - sembra accompagnarli nella certezza di non trasformarsi mai in un David Guetta qualsiasi o, peggio, di finire a ballare quella «salsa di merda».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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