Eccola, finalmente anche in Italia, la prima e unica biografia ufficiale di Stanlio e Ollio (l'edizione originale è del 1961): Mr. Laurel & Mr. Hardy (Ed. Sagoma), scritta - con l'approvazione dell'anziano Stan Laurel - da John McCabe.
Entrambi nati con la vocazione di far ridere, Stan e Ollie si trovarono insieme solo per caso. L'idea di accostarli creando la magica alchimia è giunta solo alla fine degli anni '20, per un'intuizione del brillante produttore Hal Roach, che già li aveva scritturati da singoli.
Arthur Stanley Jefferson, diventato Laurel solo quando dall'Inghilterra sbarcò negli Usa, era figlio di un attore e impresario molto popolare. Dunque era tutto scritto nel Dna, ma soltanto la costanza enorme di Stan fece sì che quel talento istrionico, alla lunga, emergesse. Oliver Norvell Hardy invece era americano di nascita. Orfano di padre, crebbe con la mamma che gestiva un albergo, nel quale transitavano molti attori. Rapito dai loro racconti un giorno, quando aveva otto anni, fuggì con una compagnia teatrale. La «scappatella» coi teatranti durò poco, ma rimase vivo il desiderio del palcoscenico.
A un dato momento, negli anni Dieci, Stan e Ollie riuscirono a entrare, separatamente, nel mondo del cinema dove collezionarono, ciascuno per suo conto, un po' di esperienze non memorabili. Stan, col passare del tempo, acquisì una padronanza sempre maggiore come interprete ma anche come creatore di gag tant'è che poi, quando costituirono il team, Stanlio era la «mente», colui al quale si dovevano la maggior parte delle trovate geniali presenti nei loro film, fossero lungometraggi come Fra Diavolo oppure cortometraggi tipo il capolavoro The music box, nel quale due facchini tentavano con mille sforzi di portare un pianoforte fino alla cima di una scala. Laurel quindi era il cervello, mentre Hardy non partecipava quasi mai alle riunioni preparatorie dei film: uno perché prediligeva i campi da golf; due perché si fidava ciecamente delle scelte del partner. Talvolta poteva succedere che lì all'impronta gli venissero degli spunti poi destinati alla gloria, come il caratteristico sfarfallio della cravatta oppure l'espressione scocciata rivolta alla macchina da presa, ma questo non toglie che Stan fosse lo «scienziato» della risata, capace di costruire piano piano quella che McCabe definisce la «poetica» della coppia.
Un coppia che, a suon di gag irresistibili, riuscì a mettere
d'accordo Stalin e Mussolini, Churchill e Tito: divisi dalla politica, uniti nell'apprezzamento dei due artisti. L'ennesimo miracolo di un duo che, lo confermano pure Ficarra e Picone nella prefazione, ha del miracoloso.
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