Al cinema "Attraverso i miei occhi", la noia ha la voce di un quattro zampe

Un film per famiglie incentrato sulla visione che un cane ha della condizione umana. Vorrebbe essere spiritoso, filosofico e a tratti commovente, invece è solo di una prevedibilità micidiale.

Al cinema "Attraverso i miei occhi", la noia ha la voce di un quattro zampe

Ci sono film quasi impossibili da vedere per chi ami gli animali, pena un pianto a dirotto. Ecco, con "Attraverso i miei occhi" nessuna paura. Probabilmente l'intento era proprio quello strappalacrime ma non è andato a segno: difficile pensare a un lungometraggio più goffo e, alla lunga, così insopportabilmente pedante.

Basato sul romanzo più venduto di Garth Stein, "L'arte di correre nella pioggia", il film racconta le vicende del giovane Denny Swift (Milo Ventimiglia), aspirante pilota di Formula1, attraverso quello che è il punto di osservazione del suo cane Enzo, un golden retriver (doppiato in originale da Kevin Costner).

Da un film per famiglie forse è lecito aspettarsi sentimentalismo e una certa prevedibilità, ma con "Attraverso i miei occhi" si supera ogni limite. Siamo di fronte a qualcosa di stucchevole e ammorbante che non conosce il senso del ridicolo.

Durante la narrazione il protagonista bipede avrà moglie (Amanda Seyfried) e figlia (Ryan Kiera Armstrong), ma soprattutto proverà gioie e dolori che sarà il suo cane a decodificare in termini esistenziali per lo spettatore. Sì perché il peloso Enzo, con la sua voce fuori campo, non pago di disquisire di motori con piglio da professionista, illumina sul senso della vita come il più consumato dei guru spirituali. Pur armato delle più nobili intenzioni, il film le annega in un'atmosfera New Age oramai davvero datata.

Melenso e noioso come il peggiore dei film tv pomeridiani, "Attraverso i miei occhi" ha nell'onnipresente chiacchiericcio canino la sua caratteristica principale e il suo più grande limite: ascoltare il quadrupede ripetere in terza persona quello che gli umani si sono appena detti non solo appare illogico ma logorante.

Il fulcro dell'Enzo-pensiero è nel parallelismo metaforico tra mondo automobilistico ed esistenza. Per un paio d'ore si ripetono le stesse massime: "Quando un pilota è in grado di creare le sue condizioni, la pioggia è solo pioggia", "non è un disonore perdere una gara ma non partecipare per paura", "i migliori piloti si ancorano al presente" e così via. Ovvio che si intenda far riflettere i ragazzini su temi importanti ma non sempre "repetita iuvant".

Ci si sente quasi in colpa nel non avere un nodo

alla gola di fronte a situazioni che sulla carta spezzerebbero il cuore a chiunque, eppure in un siffatto film la commozione è uccisa sul nascere dalla sciatteria e dalla prevedibilità dell'ensemble.

Al cinema dal 7 Novembre.

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