Gilles de Maistre con "Mia e il leone bianco" firma la realizzazione di quello che sulla carta era davvero un progetto ambizioso: ritrarre l'amicizia tra una bambina e un grande felino seguendo da vicino la crescita di entrambi per almeno tre anni, il tempo necessario alla creazione di un rapporto simbiotico autentico. Inizialmente il film doveva essere una sorta di documentario ma trasformarlo in una storia romanzata e dal linguaggio semplice ha permesso di destinare il cuore animalista dell'opera a un pubblico molto più ampio.
Mia (Daniah De Villiers, esordiente, scelta tra 300 coetanee) è una ragazzina contrariata dall'aver dovuto lasciare Londra per trasferirsi con tutta la famiglia in Sudafrica, dove il padre ha in gestione un allevamento di leoni. La situazione migliora con la nascita di Charlie, un rarissimo esemplare di leone bianco: tra il cucciolo e Mia nasce un rapporto fatto di grande complicità. In chi osserva i due, però, è inevitabile domandarsi se il leone, una volta adulto, sarà ancora in grado di controllare il proprio istinto predatore. Il singolare rapporto e la serenità familiare saranno messi a dura prova quando emergerà l'esistenza di un segreto legato alla vera natura degli affari del padre di Mia.
La connessione preziosa tra la piccola umana e il leone bianco, fulcro del girato, coinvolge e affascina proprio perché reale (ottenuta con l'aiuto di un supervisore d'eccezione, Kevin Richardson, celebre zoologo che aveva conosciuto il regista in occasione del documentario "L'uomo che sussurrava ai leoni"). Messi al bando effetti speciali e trucchi di montaggio, lo schermo lascia parlare la bellezza delle scenografie naturali e l'affiatamento di lunga data esistente tra la protagonista bipede e il meraviglioso quadrupede.
Il punto debole del film, però, è l'oggettiva prevedibilità che, almeno negli adulti, mette a serio rischio sia la percezione del ritmo sia il coinvolgimento. Si cerca di spacciare come sorprendenti alcune rivelazioni di cui si ha sentore fin dall'inizio.
La vicenda, a tratti drammatica, della famiglia protagonista, comunque, è funzionale non solo a trasmettere emozioni ma un pretesto per divulgare informazioni legate alla pratica della caccia ai leoni, tristemente legale in buona parte dell'Africa.
Dopo innumerevoli scene di grande sincerità e purezza, "Mia e il leone bianco" rivela quindi la sua natura più profonda, quella di un'opera di denuncia che mira a sensibilizzare in maniera potente il pubblico su una questione che, scattata l'empatia, non appare più soltanto scomoda ma aberrante e inconcepibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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