Il cinema è tutto al maschile Ma in Italia attrici più stimate

Una ricerca documenta la sproporzione tra i ruoli nei film: 65 per cento agli uomini e 35 alle donne

Il cinema è tutto al maschile Ma in Italia attrici più stimate

Cherchez la femme! Letteralmente e senza significati ironici: cercate la donna. Nei film però con il lanternino. Perché i dati parlano chiaro: il NuovoImaie, l'Istituto per la tutela degli Artisti Interpreti ed Esecutori presieduto da Andrea Miccichè con «quasi un milione di artisti rappresentati nel nostro paese», ha appena riunito e diffuso quelli sul mondo dell'audiovisivo in relazione ai ruoli interpretati da donne e uomini. La ricerca ha analizzato, su 84 paesi, 63.235 opere che hanno prodotto 315.617 ruoli interpretati. Bene, in totale, le parti maschili sono 480.060 (64,97%) a fronte dei 258.790 (35,03%) delle parti femminili. Più o meno gli stessi numeri per il ruolo da comprimari, quelli femminili sono 160.378 (33,77%) contro i 314.602 degli uomini (66,23%). Dati non certo sorprendenti per chi segue un po' il discorso della pari opportunità (tra l'altro il dicastero dedicato al tema è oggi da noi presieduto da un uomo...) ma che lo diventano quando si scopre che l'Italia, tra i paesi studiati, è quello in cui la forbice (stimata al 22,96%), tra ruoli occupati dalle donne e dagli uomini, è meno accentuata con 45.499 (39,98%) ruoli da attori primari per le donne a fronte di 68.619 (60,02%) per gli uomini. In linea con i 75.874 (37,69%) ruoli da comprimari per le donne a fronte di 125.425 (62,31%) per gli uomini.

E il prato del vicino non è sempre più verde. Neanche nel paese dei famosi tulipani. Ancora una volta i dati sono curiosi, e vedono i Paesi Bassi come la nazione, con il +48,16%, in cui le differenze tra uomini e donne sono maggiori (ovviamente a vantaggio dei primi), seguiti dagli Stati Uniti (+45%), dal Regno Unito (+39,82%), dalla Francia (+36,32%), dalla Russia (+35,44%), dalla Svezia (+29,54%), dal Canada (+27,6%), dalla Germania (+27,54%) e dalla Spagna (+25,16%) che è il paese che più si avvicina all'Italia.

Comunque li giri questi dati sulla presenza femminile nel mondo dell'audiovisivo mondiale, alla fine non se ne esce: tutto ruota sempre attorno agli uomini. L'istantanea è sempre la stessa e ritrae un'industria ancora lontana dalla parità di genere perché recita, progetta, pensa, scrive, produce al maschile, relegando le donne a un ruolo secondario. Così, entrando nella macchina del tempo per analizzare i diversi periodi storici, il divario non cambia molto: per esempio durante la Seconda guerra mondiale, quando - siamo negli anni Quaranta ma vale anche nei successivi Cinquanta - i ruoli femminili erano il 27,22% contro il 72,78% con una differenza stabile al 45,56%. Ma anche scendendo in corsa dalla macchina del tempo, nel ventennio che ruota attorno al fatidico 1968, non c'è liberazione sessuale o battaglia femminista che regga, e le cose non vanno meglio, anzi - a sorpresa, ancora! - peggiorano quando la differenza addirittura sale fino a quasi il 50% (+49,88%) con il 25,06% di ruoli femminili a fronte del 74,94% di quelli maschili. Poi, fortunatamente, la forbice inizia a diminuire: nel ventennio 1980-1999 scende a +25,84 fino al periodo 2000-2017 in cui i ruoli femminili sono stati il 41,03% contro il 58,97% di quelli maschili (+17,94%).

Molto interessante anche l'analisi dei dati del NuovoImaie di presenze rosa per età. Così nel cinema fino a 17 anni i ruoli da comprimari femminili sono il 42% contro il 58% maschile. La forbice si riduce quasi alla parità tra i 18 e i 34 anni ma sale al +47,28% per gli uomini tra i 55 e i 67 anni. Dati in linea anche nello specifico con l'Italia mentre negli Stati Uniti, al centro degli scandali negli ultimi mesi nel mondo del cinema, oltre i 67 anni le donne quasi non esistono con appena il 16,74% di ruoli. Poco più di 1 su 10.

«Per gli uomini siamo più interessanti da giovani - ha commenta Margherita Buy parlando con l'Ansa - invece la storia di una donna è bella anche dopo una certa età. Fortunatamente io sto continuando a lavorare, ma sento una certa difficoltà intorno a me. È doloroso, soprattutto se penso alle tante battaglie combattute in America. Speriamo ci siano sempre più sceneggiatrici donne e che vogliano raccontare qualcosa in più di noi».

Scoperchiato il vaso di Pandora, il NuovoImaie continuerà a

occuparsi dell'argomento. «Il prossimo anno - annuncia il direttore generale Maila Sansaini - realizzeremo una ricerca sulla differenza di retribuzione, tra diritti e compensi». Ma anche di questo film conosciamo già il finale.

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