Claudia Cardinale: "Ennio era un vulcano. Di idee e di passioni"

La grande attrice ricorda il Maestro che per lei creò un motivo immortale per il film "C'era una volta il West"

Claudia Cardinale: "Ennio era un vulcano. Di idee e di passioni"

«Non riesco a crederci, Ennio era un grande amico. È stato l'unico a scrivere musica appositamente per me. Con le sue note non recitavi: eri il personaggio», dice Claudia Cardinale dalla sua casa parigina, con affaccio sulla Senna. Città d'elezione da molti decenni per lei, musa di Visconti, e dove la notizia della scomparsa di Ennio Morricone si è diffusa in fretta. Simbolo di Cannes 2017, la «ragazza di Bube» ha incrociato i più grandi talenti internazionali lungo una carriera straordinaria, basata su 170 film firmati da Monicelli, Bolognini, Fellini, Edwards, Sergio Leone. Con quest'ultimo, la diva, 82 anni, dall'interessante voce roca ha interpretato, nel 1968, l'epico C'era una volta il West, dove il suo ruolo di vedova indomita e bellissima viene sottolineato da un motivo struggente di Ennio Morricone, la cui partitura, moderna e sentimentale, è tra i motivi per cui quell'opera resta un classico non dimenticabile.

Quali ricordi ha di Ennio Morricone, amico e maestro?

«Ricordi struggenti, perché legati alla verità del nostro comune sentire. Sotto una maschera di riservatezza, Morricone era un vulcano. Di idee, di sentimenti, di passioni. Eravamo giovani entrambi, all'epoca del film di Sergio Leone: io dovevo dimostrare d'essere brava, oltre che attraente; lui d'essere nato per la musica e di saper trovare le corrispondenze tra la maschera e le note».

Sul set di C'era una volta il West le dette qualche suggerimento, per il ruolo di Jill?

«Non parlava molto, ma una volta, a pranzo a casa di Sergio Leone, mi suggerì di tirar fuori tutta la mia selvaggeria. Nel western ero una donna indipendente, che arrivava da sola, con l'ombrellino, in un territorio di soli uomini. Decisa a far valere le proprie ragioni: non potevo fare la romantica, o giocare le mie carte sexy e basta. Ero già la ragazza con la valigia degli anni Sessanta».

«Una gatta selvaggiamente perduta», scrisse di lei Pasolini, uno dei molti intellettuali che la amava. Si può dire che Morricone fosse un intellettuale, per il suo approccio alla musica?

«Credo di sì. Del resto, Ennio è entrato nel Pantheon della grande composizione. Nessuno pensa che abbia composto soltanto musica da film: le sue erano partiture complicate, che però ti entravano nel cervello e nell'anima. In modo diretto. A volte, mi sembra di sentire la magnifica ossessione dell'armonica, che nel film di Leone dominava certe scene. E mi sentivo bellissima, mentre giravamo, perché le musiche risuonavano dentro di me, man mano che camminavo in mezzo alla polvere».

Le capita di riascoltare qualche brano di Morricone?

«Ascolto molta

musica, quando sto da sola. Di ogni genere, anche pop: sono nonna e i nipoti mi tengono aggiornata. I temi più emozionanti di Ennio mi capita di sentirli. Ma non sono una che guarda indietro: non so cosa sia la nostalgia».

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