L’universo di The Conjuring si arricchisce di un settimo film, appena uscito nei cinema italian. “The Conjuring – Per ordine del diavolo”, questo il titolo, sarà l’opera con cui il grande franchise horror supererà i due miliardi di dollari di incasso totali, a fronte di un budget complessivo di circa duecento milioni. Il regista James Wan (Saw; Insidious) stavolta passa il testimone a Michael Chaves (La Llorona - Le lacrime del male), pur restando nel progetto in qualità di produttore, co-sceneggiatore e mentore.
Il film si discosta dai precedenti, appartenenti al sottogenere con protagonista una casa stregata, e racconta di una possessione diabolica, seguendo quello che viene annunciato come il caso paranormale più oscuro capitato ai Warren (Patrick Wilson e Vera Farmiga), la coppia di demonologi realmente esistita e protagonista della saga.
Siamo nel 1981 in Connecticut. David (Julian Hilliard) è un ragazzino posseduto che, durante un esorcismo, viene sì liberato dall’entità che lo affligge ma la vedrà presto manifesta nel ragazzo della sorella, Arne (Ruairi O'Connor), in cui si è trasferita nel bel mezzo del rituale. Quando il giovane si macchia di omicidio, i Warren decidono di aiutarlo, testimoniando in tribunale che se ha compiuto il delitto è stato a causa della presenza maligna dentro di lui. Per salvare Arne dalla maledizione che lo ha già condannato a morte ben prima della giustizia americana, i coniugi dovranno cercare di capire chi sia il cultore del satanismo che l’ha lanciata a da dove.
Ancora una volta basato su eventi reali, “The Conjuring – Per ordine del Diavolo” fa tutto ciò che un buon film dell'orrore deve fare: crea una tensione a tratti insostenibile, mette in scena immagini disturbanti e dà luogo ad almeno un paio di sequenze horror memorabili, tra cui quella del terrificante incipit, evidente omaggio al cult “L’Esorcista”.
Non sono da meno i minuti spesi su di un materasso ad acqua infestato, né quelli in una vasca da bagno durante un silenzio che appare infinito. Il sound design, curato in maniera maniacale, non si limita a dar vita in maniera efficiente ai soliti jump scare (salti sulla sedia), conduce infatti lo spettatore su vere montagne russe, tra attese mute vissute col cuore in gola e precipizi assordanti in cui l’orrore deflagra. Centrato anche l’uso di brani appartenenti alla memoria collettiva come il galvanizzante “Call me”: sarà difficile ascoltare il successo di Blondie senza associarlo a una mattanza, dopo la visione.
In un’ambientazione che spazia tra scogliere, catacombe e obitori, i Warren, a questo giro, indossano i panni di detective (anche se pur sempre del paranormale): si trovano infatti a collaborare con la polizia e a partecipare alle indagini ufficiali, mettendo a rischio la propria incolumità fisica.
In “The Conjuring – Per ordine del Diavolo” la storia d’amore di Ed e Lorraine festeggia i trent’anni di durata e ci sono alcuni flashback che mostrano come i due si siano conosciuti. Un modo enfatico per dare al film una morale, ovvero che l’amore sia accudimento e sempre un punto di forza, anche quando le circostanze sembrano indicarlo come il punto debole.
“The Conjuring 3” non è il miglior film della serie, ma resta sicuramente superiore a tanti titoli horror che non appartengono a questo universo.
Per chi se la senta, il vero affondo è durante i titoli di coda, quando viene trasmesso l’audio originale dell’esorcismo e vengono fatte sfilare, accanto ai volti degli attori, le immagini dei veri protagonisti della vicenda.
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