Conservatore, inflessibile e talent scout Nino Nutrizio, il Signore della "Notte"

Trent'anni fa moriva il maestro di un giornalismo popolare che non c'è più

Conservatore, inflessibile e talent scout Nino Nutrizio, il Signore della "Notte"

È morto da trent'anni, ma è come se fosse ancora tra noi. Anche a distanza di tanto tempo, Nino Nutrizio, fondatore e direttore de La Notte per più di un quarto di secolo, è rimasto un mito: campione di un giornalismo popolare che non esiste più, maestro di innumerevoli colleghi che dopo essere cresciuti nella sua redazione hanno fatto carriera altrove, uomo integerrimo che ha sempre promosso le sue idee senza guardare in faccia a nessuno. Era un liberal-conservatore doc, implacabile avversario del comunismo con qualche nostalgia per il Ventennio, che ogni mattina (con l'eccezione del lunedì, quando si occupava del suo amato sport), affrontava i problemi della politica italiana in un editoriale che, nella sua semplicità, era per molti milanesi e lombardi una piccola Bibbia.

Di origine dalmata, discendente di uomini di mare, unico superstite dell'incrociatore Pola su cui era imbarcato come corrispondente di guerra, guidava il giornale proprio con il piglio del comandante di una nave. Nel suo momento migliore, arrivò a venderne 250mila copie. La sua parola era legge, i redattori gli davano del voi e talvolta ne erano un po' intimoriti, ma nutrivano per lui rispetto e ammirazione. Molti li reclutava quasi dalla strada, li gettava subito nella mischia e poi, con grande fiuto, assumeva quelli che considerava i più bravi. Dal momento che le finanze del giornale non erano sempre floride, poteva pagare poco e quindi molti finivano con l'andarsene, ma credo che tutti gli siano rimasti grati per come ha insegnato loro il mestiere. Il loro elenco è lunghissimo e comprende vari nomi illustri.

Il momento di maggiore fama nazionale di Nutrizio è venuto con la partecipazione a una Tribuna politica televisiva con Enrico Berlinguer, nel momento in cui, sotto la spinta di Moro, si dibatteva di una possibile convergenza tra PCI e DC. Nino si presentò in studio con due voluminosi pacchetti, contenenti l'uno riso e l'altro pasta, e al momento buono li mise sotto il naso del segretario comunista dicendo: «Caro onorevole, questi non possono bollire nella stessa pentola, ne verrebbe fuori un intruglio immangiabile. Lo stesso vale per la democrazia e il comunismo». Neppure Berlinguer trovò qualcosa da replicare.

Il sottoscritto non ha avuto l'onore di lavorare alle dipendenze di Nutrizio, perché ne è stato il successore. Ricordo come se fosse oggi il passaggio delle consegne: Nino, che già da tempo voleva staccare, era visibilmente commosso nell'abbandonare la creatura cui aveva dedicato buona parte della sua vita. Mi fece fare il giro delle redazioni, mi presentò uno per uno tutti i colleghi, poi mi guardò in faccia con i suoi profondi occhi azzurri, mi battè una mano sulla spalla e mi disse: «Sono sicuro che saprai portare avanti il mio lavoro».

Lasciata La Notte alla fine del 1978, Nutrizio si ritirò a vita privata, e nonostante le molte sollecitazioni ricevute negli anni

successivi, raramente tornò a scrivere. Rifiutò anche una candidatura al Parlamento. Quando me lo riferirono, pensai che vista la scarsa considerazione che aveva per la classe politica avesse avuto paura di sporcarsi le mani.

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