Una lettera mi ha rivelato il cognome del nipote ungherese, acquisito, del direttore de Il Mondo, Mario Pannunzio che aveva sposato la ballerina di Budapest Mary Malina da me conosciuta all'atto della fondazione del Centro Pannunzio a casa di Arrigo Olivetti. Con Mary ebbi un lungo rapporto di amicizia e anche di collaborazione.
Questo nipote lo vidi una sola volta in un'osteria del quartiere Prati, vicino alla casa di Pannunzio, dove ero solito andare per i miei primi studi pannunziani, iniziati quand'ero ancora all'Università. Approfondendo il discorso su di lui, ho scoperto che si trattava del signor Stefano Tatai, nato a Roma nel 1938 e morto nel 2017 alle Canarie. Era stato un famoso campione di scacchi che durante l'invasione dell'Ungheria nel 1956 era fuggito in Italia, appoggiandosi allo zio che lo avrebbe aiutato, protetto e ospitato a lungo.
È strano che questo nipote non sia mai comparso nelle testimonianze di tanti amici di Pannunzio che ho raccolto negli anni e che la stessa Mary non mi abbia mai parlato del diletto nipote. Mary Pannunzio decise di lasciare, come sua ultima volontà, la biblioteca e i documenti del marito al Centro Pannunzio di Torino, come attesta anche una pubblicazione ufficiale dell'Archivio storico della Camera dei Deputati del 2003 in cui viene scritto, senza precisarne il nome, che il nipote di Pannunzio decise, alla morte della zia, di disattendere la volontà della defunta, vendendo biblioteca e documenti alla Camera dei Deputati allora presieduta da Luciano Violante.
Io seppi della scelta fatta quando non c'erano più i tempi per impugnare quanto deciso dal signor Tatai che tradì la zia e soprattutto la memoria del suo presunto e vantato benefattore Pannunzio. Ne parlai con gli amici avvocati Vittorio Chiusano e Claudio Dal Piaz che sollevarono dei dubbi sulla legittimità di quella operazione. Sarebbe interessante sapere che cosa ottenne in cambio Tatai e se dietro di lui non ci fosse qualche manina italiana. La destinazione ultima dell'archivio della Camera poteva anche essere una scelta condivisibile che Violante mi comunicò con una lettera nel 1999. Da un ulteriore approfondimento, ho appreso che il nipote di Pannunzio sarebbe stato di idee di estrema destra.
Io non sono stato in grado di attingere altre notizie se non quelle relative ai suoi eclatanti successi nel mondo degli scacchi.
Un po' poco per decidere di realizzare dei quattrini sull'eredità destinata al Centro Pannunzio che nel 1988 cambiò anche sede per avere gli spazi necessari ad accogliere, il più tardi possibile, le volontà espresse dalla signora Pannunzio proprio il 10 febbraio 1988, alla presenza di Indro Montanelli, il quale ricordò insieme a me il ventennale della morte di Pannunzio.Pier Franco Quaglieni
Direttore del "Centro Pannunzio"
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