Così il piccolo Antonio dopo il "rapimento" è tornato nel dipinto

Antonio, piccolo e coraggioso figlio di Benedetto di Bonaventura, era stato portato via brutalmente il 16 marzo 1982, dalla cattedrale di Urbino

Così il piccolo Antonio dopo il "rapimento" è tornato nel dipinto

Festa grande per il ritrovamento del bambino rapito. Antonio, piccolo e coraggioso figlio di Benedetto di Bonaventura, era stato portato via brutalmente il 16 marzo 1982, dalla cattedrale di Urbino. Era lì, distratto, per assistere allo spettacolo del martirio di San Sebastiano colpito dalle frecce. Era stata l'idea di un pittore giovane, minorenne come lui, Federico Barocci. Per Federico firmò il contratto il padre Ambrogio, ma il pittore era già interiormente maturo. Il suo grande dipinto è una danza di personaggi «in vigorosa azione».

Ma Antonio è imperturbabile, non li guarda, sembra rispondere al richiamo di qualcuno che lo vuole distrarre e, com'è accaduto, portare via. Per trentacinque anni Antonio è andato in giro come uno zingaro, ha fatto una lunga ricreazione dal posto che era stato pensato per lui. E ha trovato protezione in case amiche, dove è stato accolto, orfano, e protetto, non sapendo forse da dove era stato portato via, fino a quando non è finito, sempre anonimo, in una istituzione, fra altri dispersi, anche derelitti, di diverse, legittime, provenienze. Fino al giorno della grande esposizione in cui sfilano gli ospiti dell'istituto, giovani e vecchi. Così il destino ha voluto che Antonio fosse illustrato, nel catalogo per l'occasione, sotto un'anziana signora, con lo sguardo nella stessa direzione, che era stata nella mia collezione provenendo dal palazzo Sacrati Strozzi a Firenze. Stavano nella stessa pagina, vedova e orfano. Io vidi il catalogo qualche giorno dopo che un illustre antiquario, Giancarlo Ciaroni, e un artista, Massimo Pulini, forse online, avevano già riconosciuto il piccolo Antonio spaesato. E, conseguentemente, segnalato la riapparizione al Nucleo tutela del patrimonio artistico dei carabinieri. Onore ai due riscopritori che da anni ricercavano il giovane disperso. Io ho convenuto sulla agnizione e, con il sindaco, ho ringraziato i due valentuomini. Da quel giorno è stato intenso lo scambio con l'arcivescovo di Urbino, monsignor Giovanni Tani, con il responsabile dell'arte sacra per la diocesi, monsignor Davide Tonti, con il comandante generale dei carabinieri, Fabrizio Parrulli, per arrivare a oggi, con la restituzione del quadro alla chiesa, la sua esposizione nel museo delle grotte, il futuro risarcimento della pala mutilata, per riportare sull'altare il discolo e sfortunato Antonio.

Il suo ritorno a casa, e nella chiesa, è la gran festa di oggi, in una Urbino dove le istituzioni collaborano e si riuniscono intorno ad Antonio di Benedetto di Bonaventura, ritrovato, e riposizionato davanti al San Sebastiano colpito, da cui aveva cercato di allontanarsi, non sopportandone il dolore.

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