Dalle "idee vaghe" alla scienza. La grande conquista di Jenner

L'opera del 1798 in cui il medico inglese pose le basi dell'immunologia. Introdotta dal filosofo Dario Antiseri

Dalle "idee vaghe" alla scienza. La grande conquista di Jenner

Pubblichiamo un brano dell’introduzione di Dario Antiseri a La ricerca sulle cause e gli effetti del vaiolo vaccino, di Edward Jenner. L’opera, edita da Morcelliana (pagg. 160, euro 14, traduzione dello stesso Antiseri), è datata 1798 e relaziona ben 23 casi in cui l’inoculazione del vaiolo bovino aveva determinato l’immunizzazione contro il vaiolo umano. Dopola pubblicazione dell’inchiesta iniziò la pratica della vaccinazione di vaiolo bovino e in dieci anni i casi di vaiolo si ridussero da 18596 a 182.

In più di una occasione Jenner si è dichiarato scopritore del metodo della vaccinazione - e ciò anche se un suo contemporaneo, George Pearson, non fu di questa opinione. Nel 1801, rivendicando a sé la scoperta farà presente di aver lavorato sull'argomento da circa 25 anni. Ed è fuor di dubbio che il suo grande merito è stato quello di aver trasportato - tramite una rigorosa ricerca, come egli fa presente nella lettera dedicatoria al dottor C.H Parry nella sua Inquiry - idee «estremamente vaghe e indeterminate» nel Corpus delle teorie scientifiche. (...)

Provare una ipotesi vuol dire (...) dedurre da essa ipotesi (con l'aiuto di altre ipotesi ausiliarie prese opportunamente dal sapere-di-sfondo), conseguenze che descrivono osservazioni possibili, rilevanti per il problema in discussione. E siccome le conseguenze rilevanti dell'ipotesi descrivono osservazioni - quelle che, dato il sapere dell'epoca e la strumentazione tecnica all'epoca realizzabile, sono possibili - , allora queste osservazioni si vanno a fare e si codificano in proposizioni-di-osservazione o, come si dice, in protocolli. E qui i casi son due: o i protocolli (cioè le proposizioni che presumibilmente descrivono fatti) vanno d'accordo con le conseguenze dell'ipotesi, oppure essi contraddicono queste conseguenze. Bene: nel primo caso, diciamo che l'ipotesi, almeno per il momento, è confermata; nel secondo caso, invece, siamo legittimati a dire (se non abbiamo dubbi ragionevoli né sulle ipotesi ausiliarie né sui protocolli) che l'ipotesi sotto controllo è stata smentita, mostrata falsa, falsificata.

Ebbene, Jenner (...) sottopose a prova rigorosa l'idea che effettivamente ai suoi tempi circolava nell'aria e secondo la quale un individuo colpito dal vaiolo delle vacche restava immune dal vaiolo umano. E proprio in questo è consistito il merito di Jenner (...). Jenner ricordò più tardi con esattezza le parole che da giovane aveva ascoltato da una contadina contagiata dal vaiolo vaccino: «I cannot take small pox, for I have had Cow-Pox» (Non posso prendere il vaiolo poiché ho avuto il vaiolo delle vacche). John Hunter, al quale Jenner aveva parlato di questa idea, gli aveva raccomandato di sottoporla ad esperimento. Ma sino al 1796 l'occasione propizia per una siffatta sperimentazione non si era presentata, dato che il vaiolo vaccino (il Cow-Pox) non è un fatto patologico che ricorra con molta frequenza. Ma quando l'occasione arrivò, Jenner non se la lasciò sfuggire.

«Sarah Nelmes, mungitrice in una fattoria di questa zona, venne attaccata dal Cow-Pox delle vacche del suo padrone nel maggio del 1796». Ebbene, per osservare accuratamente il progresso del contagio - scrive Jenner -, «scelsi un ragazzo ben robusto, di otto anni circa, con l'intenzione di innestargli il Cow-Pox». La materia fu presa dalle mani di Sara Nelmes. (...)

Dopo questo ben riuscito esperimento (che non fu né eroico né tragico - come alcuni pretendono che fosse stato - e non lo fu perché a quei tempi la vaiolizzazione era ancora qua e là praticata), Jenner proseguì con altri esperimenti e nel 1798 pubblica il suo famoso lavoro: An Inquiry into the Causes and Effects of Variolae Vaccinae. A Disease Discovered in Some of the Western Countries of England Particularly Gloucestershire, and known by the Name of the Cow-Pox. In tale scritto Jenner formula la teoria, ne dà svariate prove sperimentali, documenta il fenomeno patologico del Cow-Pox, asserisce l'identità del Cow-Pox e dell'Horse-Pox (vaiolo equino), sostiene la verosimile ricettività dei bovini per l'Horse-Pox, stabilisce la ricettività dell'uomo per le due forme di vaiolo, e prova l'immunità antivaiolosa derivante per l'uomo dall'infezione con Cow-Pox e dell'Horse-Pox. Siffatte conclusioni vengono confermate - e in alcuni punti approfondite - in un altro saggio che Jenner dà alle stampe nel 1799: Further Observations on the Variolae Vaccinae or Cow-Pox.

Il lavoro di Jenner fu ben presto conosciuto in tutta l'Europa e altrove. «La paura del vaiolo era tale che, per una volta, il progresso - annota Asimov - fu accolto e accettato quasi senza sospetti. La vaccinazione si diffuse in un baleno per tutta Europa e il vaiolo fu sconfitto. Da allora in poi il vaiolo non è stato più un grosso problema nei Paesi progrediti dal punto di vista della medicina. Fu la prima malattia grave nella storia dell'umanità a essere posta sotto controllo in maniera così rapida e completa». (...)

L'8 agosto del 1881 al Congresso internazionale di medicina di Londra, davanti a 3.000 presenti, Louis Pasteur, in un discorso memorabile in cui cui portò alla conoscenza del mondo scientifico le sue prime e fondamentali esperienze sulle vaccinazioni, ebbe a dire: «Io ho dato alla espressione vaccinazione una estensione che la scienza, spero, consacrerà come un omaggio al merito e agli immensi servizi resi da uno dei più grandi uomini dell'Inghilterra, il vostro Jenner!».

Nel suo itinerario scientifico Pasteur parte dalla cristallografia e lavora sulla dissimmetria molecolare. Da qui passa alle fermentazioni. Questi studi lo conducono ad interessarsi delle generazioni dette spontanee. Torna a trattare il vino, l'aceto e le fermentazioni acetiche. Studia la malattia del baco da seta, e successivamente la birra. Intraprende poi ricerche sulle malattie virulente e sui vaccini. Scopre la profilassi della rabbia. E se la microbiologia, con i suoi strumenti tecnici di investigazione sempre più adeguati e con i suoi successi nella caccia ai microorganismi, deve molto a Pasteur e molto più a Robert Koch e alla sua scuola, è ben certo che la vaccinazione, se deve molto a Koch e alla sua scuola, deve molto di più a Pasteur e ai suoi allievi.

Non è certo qui il caso di fare un elenco degli strepitosi successi della batteriologia, della chemioterapia e dell'immunologia dal tempo di Pasteur e Koch per arrivare ai risultati della odierna virologia e della biochimica.

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