Alla fine le chiacchiere stanno a zero. E l'altra sera al Forum di Assago i Dear Jack hanno confermato che se, in pochi mesi, sono diventati un fenomeno non è soltanto merito di chissà quale misteriosa strategia. Concerto tutto esaurito (circa undicimila persone). Oltre un'ora e mezza di musica (in diretta anche sulla radiovisione di Rtl 102.5 su Sky e digitale terrestre). E poi un rituale nuovo: dopo il concerto la band ha incontrato il pubblico per firmare autografi. «Ce la giochiamo fino in fondo perché questa è la nostra prova del nove», spiega Alessio che è la voce e inevitabilmente il punto di riferimento per il pubblico (in maggioranza adolescenti).
Dopotutto per chiunque esca da un talent show, il pregiudizio è dietro l'angolo. E loro, giusto un attimo dopo aver chuso l'ultimo Amici al secondo posto, lo hanno provato per intero: «La tv ci ha fatto raggiungere un grande spettro di pubblico e ha anche scatenato molte invidie. Ma la nostra risposta è serena: veniteci a vedere dal vivo e poi giudicate». E in effetti il concerto dei Dear Jack è un happening molto ben calibrato. Ci sono i brani del loro unico disco (inizia e finisce con La pioggia è uno stato d'animo ). E ci sono le rivisitazioni di alcuni super classici rock e pop, italiani e no. Insomma, alla maniera degli anni Sessanta, i Dear Jack hanno rielaborato canzoni che i loro ascoltatori conoscono (tipo L'anima vola di Elisa oppure Pensiero dei Pooh e poi She will be loved di Maroon 5 e l'inattesa The man who can't be moved degli Script) e altre onestamente inattese come Insieme a te sto bene di Lucio Battisti, Wonderwall degli Oasis, I still havent'found what I'looking for degli U2 e addirittura Arrivederci di Umberto Bindi, forse mai eseguita nella sua storia davanti a un pubblico così giovane). Sfide niente male. Certo, qualche volta (come ad esempio in Beat it di Michael Jackson), la voce sente il peso del confronto ma anche in parti complesse come quelle di Solo di Claudio Baglioni o Fix you di Coldplay il risultato è buono, al netto dell'inesperienza.
E poi c'è il suono.
Quello dei Dear Jack è subito riconoscibile, grazie soprattutto a una grande sintonia di basso e batteria e ai chitarristi, che hanno un piglio molto più rock di quanto si immagini. Ad esempio, in Beat it i loro due assoli sono molto aggressivi e incalzanti. Insomma, questi ventenni arrivati a bordo del loro sogno hanno un marchio sonoro che non si costruisce a tavolino: o c'è oppure niente. E il loro c'è. Perciò, specialmente quando si misurano con i brani del loro repertorio (come Domani è un altro film oppure Ricomincio da me , obiettivamente un gran pezzo), i Dear Jack confermano che la differenza fondamentale tra loro e una boy band è che loro suonano per davvero. E non è poco, specialmente ora che gli strumenti sono sempre più confinati nelle retrovie da elettronica e digitale.
Sarà per questo che, nello spirito di ogni vera band emergente, sono già pronti a incidere il nuovo disco, in uscita nei primi mesi del 2015. Data ancora incerta: uscirà a febbraio nel caso in cui fossero invitati al Festival di Sanremo. Altrimenti dopo: «Per noi - spiegano all'unisono - Sanremo è l'emblema della musica italiana, ovvio che speriamo di andarci».
Nel frattempo, dopo il doppio disco di platino per Domani è un altro film , rimarrano in tour per un altro paio di mesi (ultima data il 21 dicembre a Padova) a dimostrare che cresce davvero soltanto chi si mette in gioco. Limando le imperfezioni. E andando oltre i pregiudizi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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