Zalone: "Dico grazie a tutti, anche agli indignati"

Checco Zalone ai microfoni di Rtl 102.5 parla dello straordinario successo di Quo vado?

Zalone: "Dico grazie a tutti, anche agli indignati"

"Io non sono riuscito a controllare tutte le dichiarazioni perché sono tantissime. Però voglio ringraziare quelli che mi dicono “grazie”, ma anche gli indignati, perché siamo un popolo di indignati, anzi, soprattutto loro, perché fanno scaturire curiosità e quindi la gente va al cinema. Grazie indignati. Non puoi essere simpatico a tutti, anzi quando c’è questo consenso quasi plebiscitario, paradossalmente, senti l’esigenza di ritornare a terra e di trovare qualcuno a cui stai sulle balle, altrimenti potrei avere manie di onnipotenza. Continuate ad indignarvi che io sono contento". Parola di Checco Zalone che, ai microfoni di Rtl 102.5, parla dello straordinario successo di Quo vado?.

Il comico poi aggiunge: "Chi fa questo mestiere non pensa ai beni o ai mali di questo Paese, ma solo a far ridere. Il comico per una battuta si venderebbe l’anima. Poi se la battuta è azzeccata, nel senso che muove da una realtà tangibile e familiare a tutti, è più efficace. Io però non voglio fare analisi sociologiche sul nostro Paese, sul posto fisso, sul degrado, sul berlusconismo, su tutto quello che hanno scritto in questi giorni. Io e Gennaro Nunziante (regista e coautore del film ndr) vogliamo solo far passare un’ora e mezza a ridere. Ringrazio per le analisi, sono veramente lusingato dagli articoli, Celentano ne ha parlato, Muccino ha scritto su Facebook un post lusinghiero più lungo della sceneggiatura del mio film, però la questione è molto più semplice: il comico fa ridere ed evidentemente c’è riuscito".

Alla domanda se ha rivisto il film, Zalone risponde: "No, l’ho visto per quattro mesi al montaggio, il lavoro dell’attore è questo: si vede al montaggio, si taglia, quindi quando esce mi ha nauseato; non lo vedrò mai più per almeno tre o quattro anni. Poi sono ingrassato, sono un po’ più rotondo, quindi mi mette un po’ di tristezza. Ritornando al discorso di prima: far ridere è tremendamente complicato, e il pubblico di oggi poi è molto sgamato. Sì, hanno internet, c’è una nuova cifra che è molto più immediata e veloce della rete. Ci sono gli sketch, ci sono un sacco di ragazzi che fanno anche cose molto interessanti. Portare un nuovo linguaggio in un film è difficile, devi essere più veloce. Rispetto alla commedia degli anni ’80, anche a quella degli anni ’60, che era sicuramente più interessante perché dietro c’erano veri intellettuali come Risi o Sonego, ora cambia il montaggio, l’immediatezza.

Bisogna essere, ahimè, molto più brevi ed efficaci, infatti non riusciamo a fare un film più lungo di 83 minuti. Siamo partiti da due ore, una palla incredibile, ci volevamo ammazzare, poi al montaggio tagliuzziamo qui e lì".

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