La realtà televisiva italiana sta compiendo passi da gigante. Oggi sono tante le serie tv made in Italy che sono degne di nota e che, nel loro piccolo, sono capaci di trattare argomenti forti e di grande attualità. L’esempio di Anna, miniserie di Sky Original trasmessa dal 23 aprile su Sky Atlantic e in streaming con tutti gli episodi profotti su Sky Box Sets e Now Tv, fa comprendere come, da parte dei competitor, c’è l’intenzione di realizzare prodotti di ottima fattura così poter da eguagliare il fascino e la bellezza del grande schermo. Anna non è di certo la prima serie tv che il colosso di Sky Italia propone al suo pubblico affezionato (non dimentichiamo Gomorra e il Miracolo, solo per i citare i due più celebri).
Questo esperimento arriva alla fine di un lungo percorso di crescita, infatti, ci si trova di fronte a un prodotto di ottima fattura, curato dal punto di vista dell’ambientazione e delle interpretazioni, regalando agli spettatori uno show unico nel suo genere. Sei gli episodi che sono ispirati all’omonimo libro di Niccolò Ammaniti del 2015 edito da Enaudi. L’autore figura come ideatore della serie, regista e curatore della sceneggiatura insieme a Francesca Manieri. Il romanziere, che con Dio Comanda nel 2007 ha vinto il Premio Strega, porta in tv il suo testo più particolare, più intenso e più intimistico. Una storia tragica che non è poi così distante dalla realtà che stiamo vivendo.
La storia di Anna: l’epidemia che ha decimato l’umanità
Il mondo come oggi lo conosciamo non esiste più. Un virus di origine sconosciuta, chiamato La Rossa, ha decimato l’umanità. In particolare, sono gli adulti che sono stati colpiti dall’infezione, lasciando ogni cosa in mano ai bambini, gli unici immuni al contagio fino alla pubertà. La civiltà viene cancellata, non esiste più un ordine governativo, non esiste più nulla in Italia. Solo città diroccate e lasciate all’incuria, in cui i sopravvissuti scorrazzano in una terra allo sbando. Ed è il 2020, un anno nefasto. Sotto tutti i punti di vista.
La storia si focalizza su Anna (Giulia Dragotto), di 13 anni, che dopo la morte di sua madre cerca di proteggere il fratello più piccolo dalle inside del mondo esterno. Lei si allontana solo per cercare provviste, scansando gli ostacoli che trova sul cammino. All’improvviso, Astor (Alessandro Pecorella) viene rapito da una banda di bambini erranti, e la giovane Anna si mette in viaggio insieme a un suo coetaneo per salvare la vita del fratello. In una Sicilia distrutta dal virus, gli avventurieri si trovano ad affrontare mille avversità, ma trovano anche la speranza di poter riacciuffare l’innocenza e la vita che hanno perso.
Dal romanzo al piccolo schermo, una storia (quasi) profetica?
Colpisce e stupisce la nuova serie tv di Sky. Non solo per la sua accuratezza e per una storia molto appassionante, ma piace proprio perché è riuscita a trasformare (splendidamente) in immagini il racconto di Niccolò Ammaniti. Un’impresa non facile. Anzi, Anna va ben oltre il romanzo, esplorando in maniera più approfondita una realtà in cui a vincere sono le emozioni irrazionali dei più giovani. I protagonisti, infatti, si trovano a vivere in un mondo difficile, dove vige solo la legge del più forte; un mondo in cui tutti hanno già un destino scritto, da cui pare che sia impossibile fuggire. Anna racconta di una distopia assai tremenda, racconta una storia tesa e vibrante, quasi profetica nella sua irrazionalità. La Rossa è un virus endemico, che uccide gli adulti, salva i ragazzi, ma anche per loro non c’è scampo.
Non esiste una cura, non esiste un vaccino, e non esiste distanziamento sociale che possa reggere. Tutto è già scritto. La storia non ha un lieto fine. La serie piace, ma fa paura proprio perché, inconsapevolmente, viene trasmessa in un drammatico periodo storico che l’Italia sta vivendo, alle prese con un virus – il Covid - che sta mettendo a dura prova tutto il nostro sistema sanitario, politico e sociale. Noi, però, abbiamo una possibilità di salvezza. I ragazzi di Anna, forse, sono già condannati. La storia di Ammaniti risale al 2015, anno in cui è stato pubblicato il romanzo, e la serie è entrata in produzione sei mesi prima del lockdown di marzo 2020. Ogni riferimento, però, è puramente casuale. La produzione tende a precisare che Anna non è "una serie che parla di attualità", è una storia di pura fantasia. Quindi, tra La Rossa e il Covid non c’è nessun collegamento.
La terra sicula fa da sfondo a una distopia tutta italiana
La serie è stata girata in Sicilia, tra le città di Bagheria, Messina, e le zone limitrofe di Santa Teresa di Riva e Salemi. Il primo ciak si è svolto nell’ottobre del 2019. Anna affronta un genere che non trova molto spazio in Italia, soprattutto in tv, ma che in letteratura è uno tra i più apprezzati dai ragazzi e dai "giovani-adulti". È una serie distopica, che racconta l’immagine di un futuro spiacevole e indesiderabile; ma è anche una storia di sopravvivenza e una road-series, in cui i protagonisti si muovono in una Sicilia impervia e desolata. Ed è soprattutto un racconto di formazione, dato che i giovani sono messi di fronte a una scelta: vivere o morire.
Il cast è composto da tutti attori giovani, alcuni di questi anche esordienti. Come Giulia Dragotto, ad esempio, che è alla sua prima prova da attrice.
Anche il piccolo Astor, il fratello di Anna. Le immagini evocative della sigla sono accompagnate dalla voce di Cristina Donà, che esegue il suo Settembre, una canzone inserita nell’album La quinta stagione del 2007.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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