Insomma era la terza puntata del Festival di Fazio ma sembrava la prima di qualsiasi altro Sanremo: un cantante, una canzone. E il gioco è diventato duro sul serio perché non ha più scusanti: sono andate in scena le canzoni che si giocano la vittoria, in qualche caso a sorpresa come per Mengoni (che ha perso per strada Bellissimo, scritto dalla Nannini) o di Almamegretta, orfani del testo scritto da Federico Zampaglione. Serata dura, insomma (con tanto di classifica parziale dal 1º al 14º posto). E difatti quando, prima delle 21, hanno iniziato Simona Molinari e Peter Cincotti, il loro volto era ancor più teso che nella prima serata. Ma il risultato è stato più fluido, più swing sul serio. Poi Mengoni ed Elio e le Storie Tese hanno chiuso un tris di esibizioni sorprendenti. Buon segno. Come quello di Malika Ayane, carica, emozionata, convincente ancor più che nel debutto. Certo poi c'è stato il flash mob di Luciana Littizzetto e di altre cinquanta signore che hanno trasformato il palco dell'Ariston in una delle migliaia di piazze che in 190 Paesi del mondo chiedono, implorano la fine delle violenze sulle donne. Monologo della Littizzetto sull'amore e poi grande ballo «collettivo».
È toccato poi ai suoni alternativi di Marta sui Tubi (scarsissime possibilità di vittoria, ma era nelle previsioni), di Chiara (quotatissima dai bookmakers come gli Elii) e a seguire, dopo l'intervento di Roberto Baggio (mah!), Gazzé, Annalisa, Maria Nazionale e Cristicchi con il suo viaggio nell'aldilà fino all'arrivo di Antony Hegarty che ha squassato gli schemi della tradizione sanremese. Poi Modà, candidatissimi alla vittoria, Silvestri, Almamegretta e Gualazzi in orario quasi accettabile (le 23,20 circa).
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