Ecco "The King's Man" il film sui retroscena della Grande Guerra

Diretto da Matthew Vaughn, uscirà a gennaio: "È stato un momento tragico, rispettiamo tutti"

Ecco "The King's Man" il film sui retroscena della Grande Guerra

Coincidenza degli opposti. Talvolta, per costruire la pace serve la guerra. O perlomeno uno scontro all'ultimo sangue con il cattivo. Un'epica sfida che The King's Man - Le origini retrodata alla prima guerra mondiale. Un film - girato in parte a Torino, Venaria e al castello di Racconigi - pronto a luglio 2019. Avrebbe dovuto uscire a settembre 2020 ma tutti sanno che cosa è accaduto. Rinvii su rinvii fino al 5 gennaio 2022 in cui finalmente approderà nelle sale.

Le più perfide anime del mondo pensano a sterminare milioni di vite ma esiste un uomo che vuol arginare questo folle proposito. Fondamentalmente, il duca di Oxford sarebbe un pacifista, rinunciatario alla violenza ma l'uccisione della moglie prima e del figlio poi lo convincono che serva molto di più di sane parole per evitare la catastrofe. E da questa nasce la prima agenzia di intelligence indipendente.

«Un'operazione che mi ha ricordato Bastardi senza gloria di Tarantino» ha commentato Daniel Brühl che di quell'esperienza fece parte. La capacità di rielaborare la Storia in quel caso sconvolse la lettura del secondo conflitto mentre, in quest'occasione, guarda alla Grande Guerra con una creatività più rispettosa degli eventi.

«Volevo realizzare un'avventura spettacolare ed epica. Quando ero bambino i cinema erano pieni di proiezioni come Lawrence d'Arabia. A mio modo, ho cercato di rilanciare questo genere». E The King's Man, pur vivendo sull'equilibrio fra guerra e pace, è infarcito di scontri fisici. Sfide. Battaglie. «Ho sempre amato i combattimenti sul set ora mi sono allontanato dal mio passato» spiega il regista Matthew Vaughn che aggiunge anche come «il film assomiglia a un bambino che cresce». Parallelo nel parallelo, perché qui un bambino che cresce c'è davvero ed è l'uomo che verrà, al quale il padre - il duca di Oxford, interpretato da Ralph Fiennes - cerca di insegnare le virtù della coesistenza pacifica al posto della tracotanza delle armi.

«L'orrore, lo spreco di vite umane e i massacri sono un tema molto importante e convive con il rispetto verso un periodo storico tragico e tutti coloro che hanno combattuto, indipendentemente dalla nazione» puntualizza il regista, preciso anche a sottolineare come molto spazio sia dato alla fantasia. Così lo scontro del duca con il monaco Rasputin, simbolo però dell'ascesa dolorosa e inquietante verso posizioni di grande potere, provenendo da una classe povera. E anche se Rhys Ifans che lo interpreta dice di «essere più mistico di quanto la Storia tramandi» non c'è da credergli perché il religioso che irretì lo zar è rappresentato in chiave sufficientemente corrotta.

A proposito di Nicola II, cui Tom Hollander presta se stesso al pari di Giorgio V e del kaiser Guglielmo II, rivestendo tre ruoli allo stesso tempo, l'attore di Questione di tempo e Bohemian Rhapsody svela i segreti di questa triplicità che si riflette anche negli accenti diversi dei tre personaggi. «Le voci e i ruoli sono stati girati in tempi diversi e successivamente assemblati dal regista in una sorta di gioco».

Un'altra contrapposizione è creata dal bilanciamento fra aristocratici e servitori non sempre corrispondenti all'asse Bene-Male. Così mentre Mata Hari e Rasputin fanno parte di una congrega di malvagi che si discosta dalla realtà, in cui certi personaggi non sono mai venuti in contatto pur interagendo in questa storia, il duca di Oxford è spalleggiato da Polly, una Gemma Arterton che si è definita «la versione rock di Mary Poppins», la tata di tutte le tate che, in questo caso, non esita a prendere in mano le redini del gioco e le armi. «Quelli del film erano gli anni delle suffragette ma non mi vergogno a dire di aver preso spunto e ispirazione dalle figure di famiglia. Le più intime. Quelle con cui sono cresciuta».

In pubblico ha un volto e in privato un altro. Lo sa bene il duca Ralph Fiennes che, proprio tramite Polly, subisce drammaticamente la trasformazione di se stesso. «Un nobiluomo inglese come non ne esistono più che incarna onore, coraggio, gentilezza, capacità di servire il prossimo. Una brava persona, costretta ad aprire gli occhi quando serve».

Non a caso sarà la sua nobiltà d'animo a dar vita alla Kingsman che, da sartoria britannica d'alta classe si trasforma in un'agenzia di spionaggio con fini umanitari. Una sorta di tavola rotonda di un re Artù e di «cavalieri» che adotteranno nomi medioevali come pass in codice.

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