I Crepax, anagraficamente Crepas (dalla «s» alla «x» c'è scivolato un vezzo autoriale che si è imposto come un brand), sono qualcosa più di una famiglia. Guido Crepax (1933-2003), artista, ramo fumetto, è il padre non solo dell'onirica, sofisticata, rivoluzionaria Valentina, uno dei personaggi che più ha influenzato il mondo del fumetto europeo nella seconda metà del '900. È anche padre di tre (ex) ragazzi. Antonio, 57 anni, il maggiore («Nostro padre non pensava troppo alle cose pratiche, per quelle c'era mamma. Quello che gli interessava era il racconto e la messa in scena delle cose. Ecco perché ci piace allestire le sue mostre»). Caterina, la seconda, che ha incassato la quota maggiore di creatività della casata, specializzazione: sculture di carta («Lui mi diceva sempre: fai architettura che poi una strada la trovi. E così è stato. Da piccola ero affascinata quando lo vedevo trafficare con cartoncini, forbici e figurine...»). E Giacomo, il più piccolo, anche lui architetto («Papà lavorava in casa: ci faceva vedere tutto quello che faceva, e inventava mille giochi per noi. Ci ha insegnato molto, senza volerci mai spiegare come funziona la vita...»).
La vita funziona che un padre ingombrante per fama e per genio come Guido Crepax, o lo assassini freudianamente, prendendo tutt'altra strada dalla sua, oppure lo adori, costruendogli attorno un tempio. Ecco. I tre Crepax - rarissimo esempio di figli d'arte o di lettere che non si sono litigati, querelati o divisi materiali e biblioteca del de cuius - nel 2003, anno di morte del padre Guido, hanno costituito a Milano l'Archivio Crepax (un loft elegante e attivissimo, zona via De Amicis) e riunendo le loro competenze di design, comunicazione, editoria e scenografia producono mostre, eventi, nuove edizioni, progetti multimediali, traduzioni in tutto il mondo... Una factory, più che una famiglia. Come si dice in questi casi, parlare solo di fumetto è riduttivo.
Ridurre la vita, l'opera, la fantasia e la visionarietà di Guido Crepax (che si mosse con la velocità d'un tratto di matita tra arte, moda, musica, costume...) a una semplice carrellata di tavole a fumetto, sarebbe semplice. E già visto. Quello che è invece ambizioso, e inedito, è il percorso allestito dai tre fratelli di sangue, d'inchiostro e d'affari dentro i Musei Civici di Bassano del Grappa per la grande mostra Valentina. Una vita con Crepax (fino al 15 aprile 2019) dedicata al creatore della ragazza col caschetto che più ha ossessionato l'immaginario maschile e irritato (per anni) quello femminista.
Ma quanto sono belle le donne di Crepax. Tutte le altre eroine (Belinda, Bianca, Anita...), ma soprattutto lei: Valentina, cognome Rosselli, residente a Milano (in via De Amicis 45, stesso indirizzo dei Crepax...), altezza: 1,72; tasso erotico: 10 più; professione: fotografa (che è la sintesi perfetta tra il Crepax disegnatore, il Crepax lettore di classici, il Crepax sfogliatore di riviste di moda e il Crepax divoratore di cinema), nata - secondo precise indicazione (bio)grafiche - la notte di Natale del 1942 (come Luisa, la moglie di Crepax, la quale dopo si taglierà i capelli a caschetto...) ma apparsa su carta la prima volta nel 1965, la rivista è Linus, la serie (fantastica) è La curva di Lesmo. È la svolta. Dopo, il mondo del fumetto non sarà più lo stesso.
Cosa fosse quel mondo, prima e dopo Valentina, lo racconta benissimo la mostra di Bassano del Grappa che riporta (i) Crepax a casa, nel Veneto, alle origini di tutto: è a Venezia che nasce la dinastia, è a Venezia che Guido appena dodicenne, sfollato durante la guerra, tra il '43 e il '45, realizza i suoi primi albi ispirati ai film horror degli anni Trenta-Quaranta, e a Venezia che ritorna ogni volta che può con la memoria e le ambientazioni...
Bentornati a casa Crepax: due piani (open space), 50 tavole originali, una ricchissima galleria fotografica, un lungo video con Guido Crepax intervistato da Renzo Arbore per la Rai negli anni '70 e un centinaio di oggetti che raccontano il padre messo in scena dai figli («Valentina è Crepax, e Crepax è Valentina»): ci sono gli album (pezzi unici) che il piccolo Guido disegnava e assemblava coi punti metallici, i coloratissimi teatrini che si costruiva per gioco, tutto ciò che creò prima del fumetto: i soldatini fatti a mano col cartoncino per le battaglie da simulare in salotto («Era un maniaco delle strategie militari»), le copertine illustrate dei dischi (esempio: il 45 giri Il mio amico Aldo, testi di Dario Fo, musiche di Giorgio Gaber, disegno di Guido Crepax, anno 1962, ma illustrò mezza musica, da Peppino di Capri a Gerry Mulligan), i lavori di grafica pubblicitaria («Papà non era solo un fumettista, era un campione della pubblicità: nel 1957 vinse la Palma d'oro per la campagna della Shell»), i fumetti dei suoi numi tutelari americani (Ben Shahn e David Stone Martin), e il suo universo: le prime tavole di Valentina (ma anche le ultime, quelle colorate ex novo dai figli per le nuove edizioni, atto «sacrilego» e di marketing, ma che piace molto ai lettori), le lettere che si scambiò con l'attrice americana Louise Brooks che ispirò il celebre caschetto nero, la mitica macchina fotografica Rolleiflex di Valentina, le sue versioni disegnate dei grandi romanzi (da Dracula alla Justine di De Sade fino all'inquietante Processo di Kafka)...Il mondo del fumetto, e quello dell'eros, è un tortuoso labirinto. Entrare nella mostra di Valentina è un attimo. Ma dopo non vorresti mai uscirne.
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