Parmigiano, 57 anni, geominerario esplosivista, Danilo Coppe, soprannominato Mister Dinamite, è fondatore della Siag, azienda leader nelle demolizioni con esplosivi e fondatore dell'Istituto Ricerche Esplosivistiche. Nella sua quasi quarantennale carriera ha realizzato esplosioni controllate di torri, palazzi, acquedotti, ponti, campanili, ecomostri, l'ultima delle quali è quella del ponte Morandi di Genova. Notevole anche il suo lavoro di ricerca e di indagine investigativa, come la perizia sugli esplosivi usati per la strage di Bologna. Docente al master di Analisi chimiche forensi all'Università di Bologna è autore di oltre 50 pubblicazioni scientifiche, consulente e ausiliario di Polizia Giudiziaria, collaboratore dei Carabinieri del R.I.S. di Parma e del G.I.S. di Livorno e del N.O.C.S. di Roma. Nel libro Crimini esplosivi (Mursia) racconta, analizza e descrive l'uso criminale degli esplosivi nei più drammatici attentati della Storia, dai Conquistadores ai giorni nostri. partendo dallo studio di documenti inediti. Una chiave di lettura tecnica, e quindi apolitica, anche dei grandi misteri della storia italiana recente.
Quanti interventi dinamitardi ha fatto in carriera?
«Almeno un migliaio».
Il più difficile?
«La demolizione del ponte Morandi. Eravamo in mondovisione, con un quartiere lì sotto e l'obbligo di non fare polvere perché poteva essere contaminata di amianto. Pressioni mediatiche e tecniche massime, ma risultato perfetto».
É il suo capolavoro?
«Più le Vele di Secondigliano. Erano acciaio intonacato costruite per resistere a terremoti, vulcani e bradisismo. Praticamente indistruttibili».
Chi è il padre di tutte le bombe?
«Il bistrattato Alfred Nobel. Sto lavorando a una sua biografia per fare piazza pulita di tutte le panzane che hanno scritto su di lui. Compresa quella di aver inventato il premio per lavarsi la coscienza».
Che tipo di killer è chi uccide con gli esplosivi?
«Di base un vigliacco. Spesso un malato di mente».
Chi è stato il più micidiale bombarolo della storia?
«Il più raffinato è stato Unabomber. Aveva un quoziente intellettivo spaventoso e prendeva in giro la polizia seminando false piste. Se non l'avesse tradito il fratello non lo avrebbero mai preso».
E l'Unabomber italiano?
«Un cretino. Pare che ora abbia una fidanzata. Spero non lo molli sennò ce lo ritroviamo tra i piedi».
e il più sprovveduto?
«Quello che cercò di mettere una bomba al Manifesto ma sbagliò piano. Quando se ne accorse scese le scale di corsa ma fu troppo tardi»
L'attentato perfetto?
«L'unico che ha pagato è stato quello di Madrid. Fu un attentato come tanti ma la Spagna ritirò i soldati dall'Afghanistan. Un errore enorme».
e quello senza senso?
«Ci fu un tizio che per non far partire l'amante telefonò in aeroporto annunciando una bomba. Beccato subito. Ma gli artificieri, per incassare il premio, finsero di aver ritrovato veramente una bomba».
Più miracolato Napoleone o Hitler?
«Hitler di sicuro. Con le tecnologie degli anni '40 l'attentato contro di lui poteva andare a segno. Con Napoleone le bombe erano agli albori».
L'11 settembre fu un'esplosione controllata?
«Non c'era un grammo di esplosivo da nessuna parte. E i complottasti continuano ad attaccarmi per questo. Ma perché il complottismo ormai è un'industria».
Feltrinelli fu una vittima?
«Si, del suo dilettantismo: un totale sprovveduto che per tre giorni ha fatto il partigiano e il quarto ha combinato un macello. Nessun complotto».
Cos'è successo nei cieli di Ustica?
«Ho visto i resti dell'aereo: ad abbattere l'Italicus fu una bomba non un missile. Come del resto dimostra la perizia di Francis Taylor, l'ingegnere aeronautico specializzato in incidenti aerei».
E a Piazza Fontana?
«Si continua a parlare della bomba di piazza Fontana e non delle bombe del 12 dicembre che furono quattro: contro due sedi del capitalismo, due banche, al monumento ai caduti e all'altare della Patria. Quindi obiettivi di chi?»
Me lo dica lei...
«La banca all'ora dell'esplosione doveva essere chiusa, restò aperta per caso perché il direttore decise così vista la gente che c'era fuori. Se la bomba fosse esplosa, come doveva, a banca chiusa la storia d'Italia sarebbe un'altra».
Scrive che Berlinguer e Paietta sapevano dell'attentato alla Questura?
«Ci sono documenti ufficiali che lo certificano. Temo che un certo disordine nel Paese facesse comodo sia a destra e sinistra a quegli anni».
Perché le bombe sono più nere che rosse?
«Non è vero, le bombe le mettevano tutti. Quella di piazza Fontana arriva dopo una serie di bombe anarchiche rivendicate ma senza vittime. Normale che gli anarchici fossero i primi sospettati, nessuno voleva depistare le indagini».
Ha fatto la perizia a Bologna: cos'ha scoperto?
«Che l'esplosivo usato alla stazione non era civile ma militare. E questo elimina il filo conduttore con altri attentati di quegli anni. L'esplosivo di Bologna non era mai stato usato per altri attentati».
Indagini superficiali?
«Le perizie hanno risentito della mancanza di attrezzature sofisticate, ma c'è da dire che le carenze investigative sono state enormi. E non solo nella strage di Bologna».
Ci faccia un esempio?
«In archivio c'era una cassetta vhs girata da una tv locale pochi minuti dopo l'esplosione, si vede il cameraman correre tre i morti e le macerie: una miniera di informazioni che nessuno in quarant'anni ha digitalizzato. L'ho fatto io».
Ci furono depistaggi?
«Solo un caso accertato: la valigia di esplosivi non innescati trovata su un treno dopo la strage di Bologna opera di elementi legati ai servizi. per il resto sono fantasie. La stessa strategia della tensione fu un alibi che piaceva a tanti».
Che fare allora oggi?
«Istituire una task force di indagine con professionisti che sanno di esplosivi. Queste stragi senza colpevole avvelenano ancora il Paese, nutrendo intolleranza e odio politico. Fare luce metterebbe fine almeno a questo».
Si può ancora far luce dopo anni su questi misteri?
«Più passa il tempo e più è difficile ma Bologna ha dimostrato che, se ti danno carta bianca investigativa e con gli strumenti di oggi, si può trovare la verità. Non deve passare il messaggio che certe cose restano impunite».
È facile oggi procurarsi o costruire esplosivi?
«Purtroppo sì. Internet ti addestra sul come costruirli a casa. Per fortuna ci hanno pensato gli americani a inserire informazioni false che invece di farti costruire una bomba te la fanno esplodere tra le mani».
Cosa si può fare per sconfiggere i crimini esplosivi?
«La formazione prima di tutto. Con le Iene, servizio mai andato in onda, ho messo un candelotto di Willy il Coyote con la sveglia sul cruscotto della macchina e l'ho parcheggiata in sosta vietata. Il vigile ha messo la multa sotto la bomba ed è andato via...».
E i kamikaze esplosivi?
«Con tutto il rispetto per il nostro antiterrorismo, che fa un ottimo lavoro, se non abbiamo subito attentati dal terrorismo islamico integralista è perché non c'è convenienza a colpirci. Tutto qui».
L'esplosivo del futuro?
«Viene dallo Spazio, sfrutta le basse temperature e il vuoto per disintegrare meteoriti. Ma è meglio che su questo non dica altro...».
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