Ferro si confessa: un uomo fragile ma coi superpoteri

La vergogna, la dipendenza, il coming out: così il cantante ha imparato a difendersi

Ferro si confessa: un uomo fragile ma coi superpoteri

Non è un classico documentario musicale, Ferro. Nessuna colonna sonora, bensì veloci passaggi di musica, quasi solo per spiegare come il mondo professionale di un artista chiamato Tiziano Ferro abbia condizionato (nel male, così come nel bene) la sua vita di essere umano. Un essere umano fragile ma, a giudicare dalla genuinità con cui si concede davanti al video, di un coraggio che lascia attoniti. Lui però ribatte che di coraggio non vuole sentire parlare, piuttosto di «urgenza».

Chi guarderà Ferro del milanese Beppe Tufarulo - in onda in esclusiva su Amazon Prime Video da oggi in Italia e in oltre 240 paesi non potrà nemmeno per un attimo proteggersi dietro lo schermo dell'indifferenza. Che sia un fan, o meno. «Non ho mai saputo difendermi dagli altri», dice Tiziano. E più avanti: «La dipendenza ti vuole solo». E poi, ancora: «La verità mi ha sempre curato». Gli altri sono quelli che esercitavano bullismo su di lui, a scuola, per quei chili di troppo, o i discografici francesi che mi facevano cambiare nei bagni dell'aeroporto perché giudicavano il mio abbigliamento non troppo virile». La dipendenza è invece l'alcol, la bestia che cominciò a morderlo durante una tournée, la prima, all'inizio della quale era «un perfetto sobrio, un ex adolescente senza vizi, che non fumava e non aveva mai bevuto una birra. Poi partii, e non mi fermai più». La verità è quella di un coming out faticoso e liberatorio.

In pratica una confessione più che un semplice documentario, che comincia proprio da una preghiera e da una riunione per alcolisti anonimi. Una botta. E forse è proprio questo che cercava il talentuoso cantante di Latina, star internazionale, oggi cittadino residente negli Usa protetto da una relazione sentimentale solida (il marito Victor Allen) e da un mare magnum come Los Angeles, per cui sei solo uno dei tanti e vivaddio. «Quando Prime Video mi contattò spiega Ferro l'intenzione era di fare l'ennesimo documentario musicale. Io ero di tutt'altro parere, ho spiegato la mia idea: parlare di quelle cicatrici che poi sono diventate i miei superpoteri. E soprattutto parlare di soluzioni, non di problemi. In un attimo, loro hanno rilanciato: se verità dev'essere, devi dare tutto. A cominciare dalla telecamera sempre con me e dal non poter controllare la mia immagine. Ci sono momenti per me imbarazzanti, come quando rientro nel camerino a Sanremo, l'anno scorso, e non riesco a perdonarmi un'esibizione che avrei voluto migliore».

Il talento, spesso, è un indumento che si abbina al perfezionismo e all'insicurezza. Ma siccome Tiziano Ferro il talento non può (e non vuole) sfilarselo di dosso, ecco un nuovo album in questo epilogo di 2020: il secondo capitolo del progetto «Accetto Miracoli» (Universal), intitolato L'esperienza degli altri. In uscita oggi, in contemporanea con il documentario, il disco è un viaggio di tredici brani nei quali l'interprete di Xdono e Sere nere identifica altrettanti «miracoli» della musica italiana. Dall'intensa rilettura vocale di Rimmel di Francesco De Gregori al superclassico Nel blu dipinto di blu di Mimmo Modugno, passando per Perdere l'amore (in duetto con Massimo Ranieri, proprio come nella storica occasione all'ultimo Festival di Sanremo) fino al tributo all'idolo Franco Battiato con E ti vengo a cercare: «Una canzone dice Tiziano - che sento appartenermi, perché parla del rapporto con Dio». Quella più temuta era invece Margherita: «Il primo concerto di cui ho memoria, a soli quattro anni, è quello di Riccardo Cocciante a Latina. Mia madre era una accesa fan. Di quella sera ricordo ogni particolare, il palco, le luci, l'atmosfera.

Quel giorno decisi che sarei vissuto di musica». Il disco di cover, tra l'altro, non era nemmeno previsto: «È la mia piccola perla nata durante il lockdown, dal periodo di fatica e delirio che stava invadendo il mondo».

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