«Brancalion da Norcia mai coverto». Se Pier del Civaiolo risponde disorientato al guerriero bretone Anguselus de la Charrette, per il pubblico la storia è diversa. Branca Branca Branca Leon Leon Leon Coverto. Anzi covertissimo, citando l'augusto condottiero interpretato da Vittorio Gassman per Mario Monicelli in due epici film - L'armata Brancaleone (1966) e Brancaleone alle crociate (1970) - che già all'epoca, più di mezzo secolo fa, avrebbero dovuto avere il sequel che non è mai arrivato ma ora c'è. Non approda sul grande schermo, almeno non adesso, ma è un romanzo illustrato, Il figlio di Brancaleone (People, pagg. 164, euro 19,50), ovvero un romanzo, scritto a quattro mani da Marco Tiberi e soprattutto Giacomo Scarpelli, figlio di Furio, sceneggiatore di quel buffo capobanda con Age e il regista dei Soliti ignoti.
Tre titoli cinematografici collegati da una neanche tanto sottile linea rossa. «Oggi l'armata Brancaleone è diventata un'espressione proverbiale per indicare un gruppo di cialtroni inconcludenti senza etica né colonna vertebrale - spiega Scarpelli -. In realtà, il condottiero, di virtù morali e princìpi, ne aveva fin troppi. Piuttosto, la sua corte era l'evoluzione di quella banda del buco che finì per mangiare pasta e ceci dopo aver tentato la grande impresa che avrebbe cambiato la vita a poveretti come loro». Dal '58 al '66 erano passati otto anni e mutò l'ambientazione e la cornice cronologica ma sempre di quattro disperati in cerca di riscatto si trattava.
Eppure già allora - ed era la metà degli anni Settanta - l'idea di una terza puntata c'era. Avrebbe dovuto portare Branca Branca Branca nella Roma del giubileo, in una realtà non sua perché in fondo il mondo non è a misura d'uomo e l'uomo non è a misura di mondo. «In quegli anni - aggiunge Scarpelli - ci si mise anche il figlio di Bud Spencer a insistere. Proponeva un don Chisciotte e Sancho Panza che avrebbero dovuto avere il volto di suo padre e Terence Hill. Non se ne fece nulla. L'ultimo assalto risale al 2009 al ristorante del cinema a Roma, l'Otello alla Concordia. C'ero anch'io in quell'assalto a papà e Monicelli. Strappammo una dichiarazione d'intenti, diventata un documento che conservo in cassaforte, in cui si consente che qualcun altro ci provi».
L'anno seguente fu l'apocalisse e in un pugno di mesi, da aprile a dicembre, se ne andarono tutti e due. Oggi questo libro è un primo passo per riportare anche al cinema Brancaleone e i suoi prodi, rigorosamente con la minuscola, beninteso. Branca II è una sorta di Parsifal italico alla ricerca di un Graal che è il misterioso calice di San Benedetto. Da Norcia lui pure. Entrano due personaggi nuovi, una sorta di Lancillotto e un figlio rimasto fanciullo, spaesato in un universo a lui poco congeniale. È stata rispettata l'idea di quei mesi, a cavallo tra il '74 e il '75, quando il mitico guerriero fu sul punto di avere il suo terzo episodio, oggi finalmente riscritto in una sorta di volgare medioevale che si richiama al passato cinematografico e a quello letterario. «Ci siamo ispirati a Rambaldo di Vaqueira, un poeta provenzale che scriveva però in italiano - spiega Scarpelli -. Le pagine sono arricchite da illustrazioni di pugno di mio padre, che nacque appunto come disegnatore, in una striscia lunga due metri, abbozzata per i suoi nipoti. Il caso ha voluto che l'uscita fosse contemporanea al volume dedicato alla sua esperienza figurativa, Furio Scarpelli. Pennello, china e macchina da scrivere, che martedì 30 presenterò alla Casa del cinema a Roma».
Tutti tranne uno. Un Brancaleone, quello vero, con sottofondo lunare, firmato Giacomo Scarpelli. Al tempo stesso è citazione. Ricordo. Nostalgia. Ironia.
E arriviamo al drammatico snodo. Di quella stagione non è rimasto più nessuno, solo Catherine Spaak che, data l'età, non è certo più Matelda. E allora chi potrebbe essere Monicelli E chi può vestire i panni dell'eroe «Un paio di soggetti si sono detti interessati al progetto cinematografico. Non posso fare nomi perché siamo più indietro dello stadio preliminare». Sembra però che Alessandro Gassman ne sia al corrente e sia rimasto ben impressionato. A penalizzarlo è l'età, troppo avanzata perché il figlio di Brancaleone da Norcia sia anche Brancaleone II in un bisticcio di parole e ruoli che descrivono solo una suggestiva ipotesi. Un regista al corrente dell'operazione è Paolo Virzì, deciso a glissare elegantemente un'eventuale offerta. Il rischio di paragoni con certi mostri sacri del passato è pericoloso.
Resta l'eroe senza tempo che - rispetto ad altri miti dello schermo come Zorro o 007, cartoni come Robin Hood, fumetti come Spider man o letteratura come Sherlock Holmes o il Conte di Montecristo - non ha assaggiato il brivido del ritorno, proprio nell'era della serialità. E il pubblico lo aspetta ormai da più di cinquant'anni. Sarebbe ora.
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