Il film del weekend: "Batman v Superman - Dawn of Justice”

Colossal visivamente di grande impatto, a parte il solito finale fracassone, supportato da musiche epiche e interpreti all'altezza, ma narrativamente approssimativo e preda di ingenuità

Il film del weekend: "Batman v Superman - Dawn of Justice”

Dal 23 marzo è nelle sale italiane "Batman v Superman: Dawn of Justice" del regista Zach Snyder ("300", "Watchman" e "L’uomo d’acciaio" tra i suoi precedenti lavori).

L'investimento della Warner Bros nella genesi di una saga fantasy da contrapporre a quella marveliana degli Avengers è di 250 milioni di dollari, più 150 milioni di promozione. E' incredibile, quindi, che in un progetto di tale portata siano passati inosservati, in fase di realizzazione, dei pasticci di sceneggiatura tali da rendere quello che poteva essere davvero un colossal epico e apocalittico indimenticabile, solo un magnifico gigante con i piedi d'argilla.
Il film sembra amalgamare suggestioni derivanti da "L'uomo d'acciaio" e da "Il cavaliere Oscuro", privilegiando le atmosfere dark del secondo ma senza eguagliare i fasti nolaniani. A quanto pare l'universo cinematico della DC Comics ha fondamenta in antitesi a quello concorrente sopra citato: visivamente plumbeo, non conosce leggerezza (si contano due battute in tutto il girato), ma proprio per questo i suoi personaggi sfoggiano un'auctoritas di tutto rispetto. L'opera si regge sulla dicotomia tra umano e divino, anche se c'è un terzo elemento, un servo del diavolo, che è funzionale al loro scontro. L'umano ha il suo rappresentante in un Batman che, oltre ad essere il miliardario mascherato che conosciamo, è ritratto come un vigilante che uccide senza scrupoli. Pieno di rabbia, disincanto e sofferenza, ha in Ben Affleck, interprete altrove modesto, la sua incarnazione naturale. Quando tre anni fa venne annunciata l'investitura dell'attore a nuovo uomo pipistrello, furono in molti a storcere il naso, invece bisogna ammettere che chi lo ha scelto ha visto giusto: quello di Affleck è forse il Batman più convincente di sempre. Meno carismatico il divino Superman, forse un po' penalizzato dalla faccia d'angelo di Henry Cavill. L'alieno onnipotente è quasi un Cristo arrivato da un altro pianeta: sono molte le scene in cui è visto come una figura messianica che subisce un processo pubblico e si avvia a percorrere la propria personale via crucis per la salvezza dell'umanità.
Tra simbolismi religiosi, scenari apocalittici e allusioni politiche, è impossibile ignorare quanto la pellicola esondi attualità e, proprio per questo, non siamo di fronte a un blockbuster da popcorn ma, in alcuni momenti, da nodo alla gola.
Visivamente "Batman v Superman" è straordinario, la costruzione iconografica superba e la fenomenale colonna sonora di Hans Zimmer e Junkie XL porta a casa, da sola, metà del risultato andando a dare vigore a qualcosa che, in sua assenza, non brillerebbe certo per pathos e coinvolgimento emotivo. Il fatto è che, dal punto di vista narrativo, si sprecano incongruenze e snodi farraginosi, senza contare che le motivazioni stesse alla base dell'ostilità nutrita da Batman nei confronti di Superman appaiono poco approfondite. Il plot è tanto ambizioso quanto poco chiaro, addirittura fumogeno nel dissimulare le proprie mancanze con godibili sentenze, pronunciate di volta in volta dal personaggio al centro della scena.
Gli effetti speciali oltrepassano il limite diventando fracassoni nella seconda parte e, sempre in tema di esagerazioni, il film risulta un po' appesantito non tanto dalla durata di oltre due ore e mezza, che comunque scorrono abbastanza veloci, quanto dai troppi indizi e rimandi alle new-entry che saranno protagoniste di "Justice League", in uscita nel 2017.


All'inizio convincente poi, sul finire, un po' sopra le righe, Jesse Eisenberg nei panni del villain del film, Lex Luthor, filantropo e narcisista di talento che si rivela essere un terrorista psicotico. Elegante e seducente Gal Gadot, modella, attrice, atleta ed ex soldatessa israeliana, ingaggiata per la parte di Wonder Woman.

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