Il film del weekend: "Interstellar"

Il nuovo film di Nolan non è solo un viaggio intergalattico ma una coinvolgente meditazione sull'ignoto e sull'amore

Il film del weekend: "Interstellar"

Che i film di Christopher Nolan creino aspettativa come pochi altri è un dato di fatto di cui è impossibile stupirsi visto lo standard qualitativo di titoli come "Memento", "The Prestige", "Il cavaliere oscuro" ed "Inception", che potranno anche non convincere completamente ma restano oggettivamente di grande fascino. "Interstellar" però, appena uscito nelle sale, non è solo la nuova pellicola del regista ma anche la più ambiziosa, perché è un kolossal fantascientifico profondamente toccante in cui Nolan sembra volersi spingere oltre i confini del proprio cinema.

In un futuro imprecisato in cui è avvenuto un drastico cambiamento climatico, la Terra è devastata da siccità e da carestia e l'umanità, regredita allo stadio rurale, si trova sulla soglia dell'estinzione. L'unica speranza è costituita da un progetto segreto della Nasa, un viaggio interstellare verso l'ignoto il cui scopo è la salvezza del genere umano: una squadra di esploratori, sfruttando i wormhole (le curvature dello spazio-tempo), è incaricata di andare a cercare in altre galassie un pianeta abitabile. Al comando della missione c'è Cooper (un intenso e bravissimo Matthew McConaughey), ingegnere ed ex pilota riciclatosi contadino che, presentatasi l'occasione, accetta di partire anche se questo comporta il dover abbandonare i suoi figli.

Sono molti i richiami a "2001 - Odissea nello spazio" di Kubrick; del resto, ambientare un film tra le stelle, è per Nolan un'occasione unica per omaggiare la sua pellicola preferita. Ma "Interstellar" nasce principalmente da un'idea del fisico di fama internazionale Kip Thorne, che ha anche supervisionato le riprese e figura tra i produttori esecutivi. Girato in maniera superba e ben recitato (oltre a McConaughey, ci sono Anne Hathaway, Jessica Chastain e Michael Caine), il film è dotato di un impatto visivo magnifico, tuttavia a livello narrativo sono ravvisabili alcuni salti logici, almeno nella percezione di chiunque non padroneggi le teorie gravitazionali alla base della sceneggiatura. Il danno è relativo perché si è comunque completamente rapiti da quella che è una vera epopea fantascientifica pregna di spirito pioneristico, curata nei minimi particolari e rispettosa quanto possibile delle leggi della fisica. Anche il realismo con cui viene descritta la situazione emotiva degli astronauti è notevole: ci sono sequenze in cui è ricreato il silenzio dello spazio profondo e sembra che, anziché il suono, a mancare sia l'aria. Tutto è ammantato di un grado di emotività inconsueta per un'opera di Nolan; particolarmente commoventi sono un paio di scene riguardanti il rapporto tra il protagonista e la figlia. Il cuore pulsante del film è costituito del resto da concetti come quello di famiglia, di senso del dovere e di sacrificio; l'invito è a non arrendersi a fare da guardiani al proprio orticello a testa bassa e a "seguir virtute e canoscenza" rialzando lo sguardo in cerca della meraviglia, di nuove possibilità, di un'evoluzione.

I protagonisti sono individui abitati da nostalgia e dolore, ma animati dal coraggio e sempre più consapevoli, in itinere, della preziosità del tempo e degli affetti; arrivano a capire che l'amore è in grado di trascendere qualsiasi barriera spazio-temporale e che quindi nessuno è davvero lontano da chi ama perché è nel sentimento la soluzione, il vero wormhole in cui si annulla ogni distanza.

Per giungere a questa comprensione, ad un certo punto del racconto si assiste ad un cambiamento stilistico enorme in cui si abbandona il rigido rigore scientifico e ci si avventura in qualcosa tra il cervellotico e l'onirico che fa da culla a meditazioni esistenziali.

Chi si aspetta un capolavoro resterà deluso, ma si tratta pur sempre di un'ottima esperienza cinematografica che vale la pena di essere vissuta perché stimolante dal punto di vista emotivo e intellettivo.

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