Riecco l'annosa questione: Lucio Battisti era un attivista di destra? Se ne parla da decenni e, alla faccia del garantismo, per tantissimo tempo uno dei più grandi artisti della nostra canzone d'autore è stato massacrato (e con lui Mogol) per le presunte simpatie politiche. Adesso un altro documento riapre la polemica. In una video intervista che oggi sarà online sul sito Rockol.it, e che ieri è stata anticipata dall'Adnkronos, si conferma che Battisti era sorvegliato dai servizi segreti italiani e americani. Fin qui nulla di nuovo, si era già detto. Ma ora lo storico e consulente di vari magistrati in materia di intelligence Aldo Giannuli e il project-manager delle strategie di comunicazione dello Stato maggiore dell'Esercito Roberto Di Nunzio aggiungono altro materiale parlando con il giornalista (scrupoloso e informatissimo) Michele Bovi. «Fui io a trovare la nota confidenziale dei servizi segreti che attribuiva a Lucio Battisti un ruolo di finanziatore dell'estrema destra», racconta Giannuli: «Nel corso di un'indagine della procura della Repubblica di Milano sulle stragi degli anni '70 mi imbattei in una serie di documenti dell'Ufficio Affari Riservati, il servizio segreto del ministero dell'Interno. Tra quei fogli vi era un'informativa che indicava Battisti come sovvenzionatore del Comitato tricolore, organizzazione fondata da Mario Tedeschi, senatore del Movimento Sociale Italiano e direttore del settimanale Il Borghese, per aiutare gli attivisti di estrema destra che avevano guai con la giustizia. Il Comitato tricolore svolgeva in sostanza a destra le funzioni che a sinistra erano prerogativa del Soccorso rosso». Per chi non ricordasse, il Soccorso Rosso aiutava i terroristi di sinistra ad affrontare le spese processuali legate alle loro attività per lo più criminose. Insomma, per l'informativa dei servizi segreti Lucio Battisti sarebbe stato uno di quelli che versavano denari per togliere dai guai chi faceva attività criminale di destra.
Se fosse stato davvero così, sarebbe la conferma di una vulgata che i più grandi conoscitori di Battisti hanno sempre negato. Anche Mogol ieri ha confermato: «Battisti sovvenzionava la destra? Impossibile, la politica non gli interessava». Lo stesso Giannuli spiega: «Io che simpatizzavo per l'estrema sinistra, ma che ero un acceso ammiratore di Lucio, non detti molto peso a quel documento: ero abituato a leggere tra le note confidenziali dei servizi segreti parecchie balle stratosferiche che servivano soltanto a far incassare quattrini agli informatori».
Ecco, questo è l'altro lato della medaglia, spesso trascurato per opportunismo, convenienza o, più semplicemente, per fanatismo politico: non sempre i materiali o le indiscrezioni che uscivano dai cassetti più segreti dei servizi segreti erano affidabili. È un segreto di Pulcinella che a molti, in questi decenni, ha fatto comodo ignorare. Per tanti anni, soprattutto a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta, il cosiddetto dibattito (spesso con tre «b», o anche quattro...) viaggiava sui binari delle indiscrezioni o delle supposizioni intorno alla presunta appartenenza politica di Lucio Battisti, che era tra l'altro uno dei pochissimi grandi artisti del tempo a non avere mai fatto dichiarazioni politiche oppure cantato canzoni schierate. «Queste voci nascevano perché non scrivevamo testi politici di sinistra», ha ripetuto ieri Mogol. Però bastarono i versi della Collina dei ciliegi del 1973 a innaffiare di benzina ogni sospetto pregiudiziale: «Planando sopra boschi di braccia tese/ Un sorriso che non ha/ Né più un volto, né più un'età». Per tanti, le braccia tese erano una chiara presa di posizione. Per altri, un semplice riferimento alla copertina del disco precedente, Il mio canto libero. E la polemica non si placò neanche con la scoperta dei dischi di Battisti nel covo di via Gradoli a Roma delle Brigate Rosse che avevano appena sequestrato e trucidato Aldo Moro. In quel tempo, non «schierarsi apertamente» per l'intellighenzia equivaleva a schierarsi con l'estrema destra e quindi Battisti era considerato un pericoloso attivista nascosto. Anche su questo lo storico Giannuli ha un racconto curioso: «Anni dopo mi capitò di parlarne con Bruno Lauzi. Mi disse che Battisti secondo lui votava per il Partito Repubblicano e che non era certo il tipo che sovvenzionava qualcuno o qualcosa: troppo avaro per sborsare un solo quattrino, tantomeno per la politica, che era l'ultimo dei suoi pensieri». Però per l'informativa dei servizi segreti sarebbe stato un finanziatore del cosiddetto Soccorso Nero.
In ogni caso, Giannuli allarga l'orizzonte con un altro dettaglio significativo: a quel tempo il servizio segreto del ministero dell'Interno sorvegliava molti altri cantanti famosi come Fabrizio De André, Milva e addirittura Gianni Morandi. In sostanza, era nel mirino il mondo della musica leggera, quasi fosse uno spauracchio per l'ordine pubblico. Ma, forse, da sorvegliare meglio erano altri...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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