Naturalmente si tratta di «un film sul presente» perché «i temi sono universali e senza tempo». Parola di George Clooney che, ieri a Roma, ha presentato in pompa magna Catch-22, la serie originale Sky che, per l'occasione, ha noleggiato l'intero multisala Moderno (la mattina per l'incontro con i giornalisti e la sera per l'anteprima vip), «il più antico di Roma» come giustamente ha ricordato il giornalista Francesco Castelnuovo chiamato a condurre la conferenza stampa della miniserie che dal 21 maggio andrà in onda ogni martedì alle 21,15 su Sky Atlantic.
Si tratta dell'adattamento in 6 episodi del celebre e fortunato classico della letteratura americana antimilitarista, scritto da Joseph Heller nel 1961 e edito in Italia da Bompiani, sulle avventure di uno squadrone di giovani piloti dell'aviazione statunitense di stanza nel nostro paese durante la Seconda guerra mondiale. «Raramente si trova un materiale così eccezionale in cui viene mostrata tutta l'assurdità della guerra. A me piacciono le serie tv, e sono molto orgoglioso del mio lavoro in E.R. - Medici in prima linea, perché danno la possibilità di raccontare una storia per un periodo più lungo facendoti entrare in confidenza con i personaggi che qui purtroppo fanno anche una fine orribile», dice Clooney che, oltre a interpretare una parte piccola ma fondamentale, quella del tenente Scheisskopf ossessionato dalla disciplina militare, ha anche diretto gli episodi 4 e 6. Insieme a lui ci sono gli altri due registi, Ellen Kuras (episodi 2 e 3) e Grant Heslov (episodio 1 e 5) che interpreta anche il dott. Daneeka, medico della base militare.
Ma il protagonista principale è il capitano John Yossarian (detto YoYo), interpretato in maniera molto convincente da Christopher Abbott, che si trova, suo malgrado, nel mezzo dello scacchiere del Mediterraneo quando le forze naziste vengono spinte verso il Nord d'Italia. Spesso malato immaginario per cercare di farsi rimpatriare, YoYo si troverà a compiere decine di missioni con il suo bombardiere B-25 fino a quella prevista per il congedo che però ogni volta diventa la penultima grazie a qualche superiore (il colonnello Cathcart interpretato da Kyle Chandler) più superiore di quello con cui c'era l'accordo (il Maggiore De Coverley interpretato da Hugh Laurie di Doctor House): «Per un attore è un ruolo ideale - dice l'interprete statunitense della serie di successo Girls - perché bisogna miscelare l'elemento comico con le sequenze di azione e di eroismo. Sei ore di film per raccontare la transizione dalla normalità alla follia».
Anche se la follia può non bastare per fuggire dalla guerra se si incappa nel famoso Comma-22, un paradosso immaginato dall'autore del romanzo che è stato un aviatore dell'Usaf di stanza proprio in Italia. Chi è pazzo può chiedere di essere esonerato dalle missioni di volo ma - ecco il Comma-22 - nel momento in cui lo richiede dimostra di non essere pazzo...
Si sorride spesso e a denti stretti in Catch-22 - i vari personaggi hanno tutti una loro vena di sana follia - anche se poi, su in cielo tra le esplosioni della contraerea, il gioco si fa duro e la guerra si porta via tante giovani vite. Lo stesso YoYo rimarrà traumatizzato dal compagno di cabina che, colpito a morte, gli inzuppa di sangue l'uniforme.
«La storia è sempre la stessa - riflette Clooney - perché avendo negli Stati Uniti un esercito di volontari molti oggi nemmeno si ricordano che siamo ancora in guerra, ad esempio in Afganistan. Si può riflettere sulla guerra, protestare contro quella in Vietnam o nel Golfo mentre la Seconda guerra mondiale era ovviamente più giusta da combattere ma, alla fine, l'assurdità di base è che si tratta sempre di scelte di uomini più anziani che portano alla morte i più giovani».
Catch-22 non è però una serie incentrata unicamente sui combattimenti aerei la cui attenta messa in scena restituisce bene la guerra analogica del tempo ma spazia nel raccontare l'Italia dell'epoca come negli episodi ambientati nella Roma appena liberata dagli Alleati dove troviamo Marcello, il proprietario di un bordello interpretato da Giancarlo Giannini: «Il mio è un cameo, un po' come quello di George (Clooney, ndr), si vede che i grandi fanno solo delle apparizioni», scherza l'attore al quale il suo personaggio ricorda un po' «quello di Pasqualino Settebellezze, peraltro ambientato nello stesso periodo, ma questo è ancora più italiano, ancora più vigliacco. L'autore del romanzo conosceva il nostro paese meglio di noi. Anche io sono un ruffiano e spero che George faccia politica e diventi presidente degli Stati Uniti così da amico...
» Clooney se la ride ma rispedisce al mittente la proposta pur stigmatizzando «le varie tendenze, in molti paesi, all'autoritarismo»: «Non scendo in politica, non credo che sia un posto adatto a me, non mi piacciono i compromessi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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