"Fire Squad - Incubo di fuoco", il lato eroico dell'uomo comune

Tra professione e vissuti familiari, va in scena il ritratto di una squadra di vigili del fuoco realmente esistita. Un film solido, che appassiona lentamente e resta addosso

"Fire Squad - Incubo di fuoco", il lato eroico dell'uomo comune

"Fire Squad – Incubo di fuoco" è basato su quanto realmente accaduto ai Granite Mountain Hotshots, la prima unità municipale di pompieri promossa a importante squadra d'élite statunitense.
Diretto da Joseph Kosinski, il film è credibile e realistico nel raffigurare l'investimento che una professione come quella del vigile del fuoco comporta in termini di rischi e rinunce personali. L'intento è ovviamente celebrativo: la narrazione è intrisa di spirito americano e di valori universali, senza però cadere in un eccesso di retorica o in sterile agiografia.
Prescott, Arizona, 2005. Eric Marsh (Josh Brolin), supervisore di un team locale di pompieri, sogna di ottenere il titolo di "hotshots", la massima categoria americana di vigili del fuoco, una certificazione che rende possibile la partecipazione in prima linea agli incendi più gravi. La ricerca di nuovi membri per rafforzare il gruppo porta al reclutamento di Brendan (Miles Teller), ex tossicodipendente in cerca di riscatto.
"Fire Squad" ha una conformazione da war movie: una prima parte di addestramento e approfondimento dei personaggi, una seconda in cui va in scena il vero e proprio scontro, in questo caso con la stagione degli incendi che segue i prolungati periodi di siccità e investe in Arizona vastissime aree boschive.
Lo spirito di abnegazione, lo sprezzo del pericolo e la solidarietà cameratesca sono i fondamenti di un racconto che ritrae il gruppo dei protagonisti come una vera famiglia, in cui ognuno vigila sull'altro. Il quotidiano al centro della scena non riguarda soltanto la routine professionale ma anche il vissuto di questi uomini come padri e mariti. Diversi di loro hanno situazioni complicate a casa, perché le ripercussioni di un lavoro in cui si mette a repentaglio la vita per il bene della comunità sono molteplici: c'è chi non se la sente di fare progetti a lungo termine come quello di avere un figlio e chi trova, nell'adrenalina data da un lavoro del genere, una fuga dai propri demoni interiori. Il problema del futuro e della responsabilità nei confronti dei propri cari è ben sviscerato, così come le dinamiche interpersonali, fatte di amicizia, fratellanza e complicità, tra i venti membri della squadra.
Il ritmo lento del film e la ridondanza con cui è descritta talvolta la routine quotidiana dei personaggi non devono scoraggiare: sono funzionali alla nascita di un investimento emotivo nei loro confronti. Una vicinanza che si capisce di aver sviluppato quando l'accelerazione brusca dell'epilogo porta ad un climax che coinvolge a livello viscerale. Ormai si è parte della crew, per questo ci si sente sul posto durante il devastante incendio del terzo atto, (realmente avvenuto nel 2013).
"Fire Squad" è un'opera solida, senza scene sensazionalistiche ma piena di sentimenti e in cui s'imparano cose interessanti, ad esempio che spegnere gli incendi boschivi con l’acqua non è l'opzione più efficace: si interviene semmai scavando trincee per circoscriverli. Ci sono immagini che restano dentro, come la fuga di un orso in fiamme o il salvataggio di un albero centenario e poi presenze attoriali come quella di Jeff Bridges nei panni di un saggio supervisore e di Jennifer Connelly in quelli della moglie del capo squadra.


Le similitudini tra quanto sullo schermo e certe recenti tragedie legate all'attualità sono varie e arrivano tutte come un pugno nello stomaco.
Si ha il dovere di ricordare gli atti di eroismo legati a mestieri volti al rischio ed esposti a situazioni estreme. Questo film lo fa egregiamente, anche con le commoventi immagini dei titoli di coda.

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