L a Hollywood di Tarantino non è quella di cinquant'anni fa. Fortunatamente. Un capolinea tra modi diversi di fare cinema e un futuro che relegava il western a film di serie B. E siccome il regista italo-americano ha sempre avuto un debole per i B-movie, la sua ultima fatica riscrive la realtà come solo la Settima Arte sa fare, ignorando la cronaca e forse arrivando addirittura a tradurre per immagini quello che un po' tutti avrebbero voluto, come epilogo del dramma di casa Polanski quando, in Cielo drive, entrò la squallida «Famiglia» Manson. Rick Dalton, divo del Far West al tramonto, è costretto a riciclarsi controvoglia negli Spaghetti western e in Italia trova moglie, lasciando la sua controfigura Cliff Booth come tuttofare a casa. Eppure, proprio da quest'ultimo personaggio è nata la scrittura del film, originariamente pensato come romanzo che ha richiesto cinque anni di lavoro prima di approdare sul grande schermo invece che in libreria. E il rapporto tra Booth e Dalton ricalca quello tra Burt Reynolds e il suo stuntman Hal Needham. Lo stesso personaggio, interpretato da Brad Pitt, è plasmato sull'ex Berretto verde Billy Jack, veterano della seconda guerra mondiale, protagonista di quattro film dal 1967 al 1977. C'era una volta a Hollywood tuttavia è una miniera di citazioni. Bounty law, la serie tv in cui recita Rick Dalton, si rifà a Ricercato vivo o morto con Steve McQueen che viene brevemente tratteggiato, come pure Polanski e il compianto Bruce Lee. Innumerevoli gli omaggi all'Italia, dalla scelta di attori con origini nostrane come Leonardo Di Caprio nei panni del protagonista e Al Pacino fino agli spaghetti western di cui compaiono riferimenti a piene mani. Tinte paradossali avvolgono invece lo Spahn ranch dove si stabilì Charles Manson e il suo losco codazzo di adepti.
Una eccellente rivisitazione che tende a ritrarre il crocevia tra vecchia e nuova Hollywood in una stesura talvolta surreale ma affascinante nel disincantato e sanguigno linguaggio cinematografico di Tarantino, capace di offrire nel finale una catarsi liberatoria.
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