«Quando danzo penso alle libellule, così leggere e così forti e veloci». C'è tutta la bellezza della vita e della carriera di Carla Fracci in questa frase della più grande étoile italiana, diventata un simbolo mondiale. Ed è l'immagine su cui è costruito il primo film a lei dedicato, in uscita a pochi mesi dalla scomparsa avvenuta a maggio. Si intitola Carla, è coprodotto da Rai e società Anele (sarà nei cinema l'8, 9, 10 novembre) per poi arrivare sul primo canale il 5 dicembre con le musiche di Pasquale Catalano edite da Curci e Rai Com. Un'immagine che dà anche il senso di un prodotto - diciamolo subito - pensato per il pubblico largo della Tv di Stato, che magari non ha molta dimestichezza con i passi di danza, la Scala, Nureyev, Visconti. Non per nulla a dare volto (soprattutto) e gambe alla «ballerina assoluta» è Alessandra Mastronardi, personaggio di tante fiction popolari, che ha avuto il coraggio e la bravura di cimentarsi con un monumento dello spettacolo italiano. Dunque, il film usa un linguaggio semplice e comprensibile, unito a un racconto che non vuole essere agiografico, ma per forza di cose deve essere un po' didascalico e in qualche punto retorico. Un lavoro, ispirato all'autobiografia Passo dopo passo - La mia storia, pienamente approvato dalla Fracci medesima che è andata sul set alla Scala quando era ancora in vita e dalla famiglia, per primo il marito Beppe Menegatti.
L'attenzione è concentrata soprattutto sulla modernità della figura della Fracci, un esempio di indipendenza per la sua scelta di diventare madre nel pieno della carriera. All'epoca un tabù: era impossibile coniugare figli e danza, mai nessuna ballerina prima di lei aveva ripreso a danzare ad alti livelli dopo la gravidanza. Carla sfida tutto e tutti («Anzi non è una sfida ma un diritto») e dal sodalizio d'arte e d'amore con Menegatti nasce il figlio Francesco. Il film è costruito sul suo ritorno sul palcoscenico della Scala a un anno dal parto quando Rudolf Nureyev la convince a riportare in scena lo Schiaccianoci a soli cinque giorni dal debutto. Nel countdown delle prove, attraverso lunghi flashback, viene ricostruita la vita di Carla fino a quel 1970. E quindi, si vede lei bambina sfollata per la guerra (una bravissima Elisa Proietti, dieci anni, romana, scelta tra 400 candidate) con la nonna che le insegna a guardare le libellule, poi lei selezionata nella scuola di ballo della Scala con la famosa storia del padre tranviere che l'accompagna in teatro con il tram, la rivalità con le compagne, il sentirsi inadeguata per le sue umili origini. E poi il momento del grande debutto con Luchino Visconti che la sceglie, a 19 anni, per ballare Lo spettro della rosa dopo l'esibizione di Maria Callas. E quindi il trionfo e poi il volo come étoile della Scala e nei più grandi teatri del mondo. Insomma una vita esemplare di lotta, di sacrifici, di duro lavoro, insieme al sorriso sempre acceso, nonostante le rinunce e i contrasti (impersonati dalla rivale Ginevra Andegari, figlia della Milano Bene e raccomandata, con cui però poi costruisce un rapporto d'amicizia).
«Il nostro film non è un santino - riassume la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati insieme alla produttrice Gloria Giorgianni- ma un racconto di quello che c'è dietro il palcoscenico, della vita di Carla che non era solo arte, e della sua modernità»: «Io ho lavorato per sottrazione - spiega il regista Emanuele Imbucci - con una vita così piena abbiamo dovuto concentrarci su alcuni aspetti e abbiamo scelto di mettere in luce le sue emozioni, il lato umano, anche le sue fragilità».
E per la Mastronardi non è stato facile calarsi nella parte, sia per lo sforzo fisico di imparare a ballare (durante la clausura da pandemia) sia per lo sforzo psicologico di entrare nella sua mentalità «cosi diversa dalla mia: io sono allergica alle regole, lei l'incarnazione della disciplina, regola fondamentale della danza».
Nelle parti del ballo interviene una vera ballerina (Susanna Salvi) con una serie di accorgimenti come inquadrature solo dei piedi o immagini sfuocate, ma Alessandra ha dovuto comunque imparare a muoversi da ballerina («Ho fatto impazzire i maestri e i coreografi»), ed è stata contenta della fiducia che le ha dato la Fracci: «Quando è venuta sul set si è messa a fare esercizi alla sbarra!». «Il mio più grande rammarico - conclude - è che non sia riuscita a vedere il film finito».
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