“Grazie ai ragazzini è diventato accettato e accettabile che nelle canzoni si parli di drog, fig*e e soldi. Quando lo facevamo coi Club Dogo, anni fa, ci insultavano. Adesso mi mettono in braccio i figli e mi dicono che sono fan. Il che va bene, perché i bambini fanno muovere il mercato, però se ascoltano roba che non va bene per loro sono un po’ ca**i dei genitori, non miei”.
Parola di Gué Pequeno che in una intervista a “Vanity Fair” commenta senza filtri il successo della trap tra i ragazzini, per nulla osteggiati dai loro genitori che spesso li accompagnano ai concerti dei loro idoli, nonostante i testi volutamente spinti delle canzoni. “Quando ero piccolo c’era la musica zarra, e si ascoltava quella. Adesso c’è la trap che è melodica, ma soprattutto ha tutta la sua estetica. Da cosa dovrebbe essere incantati i ragazzini, da Tiziano Ferro e Eros Ramazzotti? O da Sfera Ebbasta che è tutto colorato?”, si chiede il rapper milanese che vede una connessione tra l’affermarsi della trap tra i giovanissimi, con i suoi testi estremi dedicati a sesso, droga e soldi, e il clima socio-politico italiano. E ovviamente non poteva mancare un attacco al governo.
“Questa rivoluzione che c’è stata coi ragazzini – spiega il giudice di “The Voice of Italy” - dimostra che nella vita tutto è possibile: Salvini al governo, un comico che fa un partito, Fedez che pare un genio...”.
Quanto a lui, a 38 anni, ammette che non è sempre facile intercettare il gusto dei "bambini che muovono il mercato”, e dichiara: “Io tengo duro...
anche se non posso competere con i numeri che fanno quelli che piacciono ai teen. Capo Plaza, per dire, è cinque volte disco di platino, ma mia madre non l’ha mai sentito nominare”.Segui già la nuova pagina di gossip de ilGiornale.it?
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