I falsi idoli archeologici a Oristano

Pochi sanno che il re Carlo Alberto era anche un archeologo. Dal 1829 al 1843 operò di persona in diversi scavi sardi, avvalendosi della collaborazione dell'allora direttore del museo di Cagliari, Gaetano Cara. Questi, per brama di potere e denaro, falsificò circa trecentotrenta idoli sardo-fenici per poi venderli, tra i tanti, anche al sovrano. E proprio ai falsi idoli che inebriarono la scienza europea nel secolo XIX è dedicata fino al 7 febbraio 2019 un'interessante mostra presso l'Antiquarium Arborense di Oristano. Fondato nel 1938, mediante l'acquisto della più vasta collezione privata di reperti dell'isola, il primo museo archeologico comunale della Sardegna si compone di due sezioni: La sabbia del tempo, che racconta la storia del territorio oristanese dalle origini dell'insediamento umano in fase neolitica all'età nuragica e La famiglia dell'antiquario, che presenta ori e gemme insieme alla storia di coloro che hanno ricostruito quel meraviglioso mondo antico.

A dirigere il museo il professor Raimondo Zucca, illustre archeologo e docente universitario, che alla mostra in corso ha anche dedicato Vita d'un direttore di museo scritta da lui medesimo (edito da All'Insegna del Giglio).

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