nostro inviato a Venezia
La notte è lunga a Venezia, e al Lido - dove si raccontano tante storie - capitano strane cose. Può capitare anche di incontrare, come è successo ieri a mezzanotte, due tipi vestiti di nero, di poche parole, che nella nuova Sala in mezzo al Giardino, costruita sopra un buco che contiene cattivi ricordi, presentino un vecchio film, che non ha mai smesso di far sognare e di spaventare. E la cui storia continua a essere ri-raccontata da cento altri film, dalle serie tv, dai romanzi, dai fumetti, dai videogame, da... Da tutto ciò che può narrare, in nuove forme, un incubo antico. Zombi.
Il film è il grande classico Dawn of the Dead, girato da George A. Romero in stato di grazia nel 1978, e i due tipi strani sono Dario Argento, che collaborò con Romero e che è in qualche modo il padre della versione europea del film (il «nostro» Zombi), e il danese Nicolas Winding Refn, che in qualche modo (parole sue) è il figlio nordico di Argento, grande estimatore di Dawn of the Dead e supervisore del restauro in alta definizione della pellicola portata, dopo quasi 40 anni, qui a Venezia: l'European cut di un film-cult. All'origine dell'iconografia moderna dei morti viventi.
Il fatto è che Zombi è molto di più di un film, e molto di più di un'icona. «Zombi ha detto lapidario Nicolas Winding Refn è uno dei film più importanti del cinema contemporaneo. Ha trasceso i confini cinematografici e la cultura pop. È la migliore profezia di quello che l'America sarebbe stata. È la più estrema e affascinante rappresentazione del consumismo mai portata sullo schermo. Cos'è l'America di oggi, l'occidente di oggi, se non un'economia che alimenta se stessa, un sistema perverso che finisce col consumare lo stesso consumatore?». I mostri che si rincorrono, e ci rincorrono, dentro al centro commerciale di George A. Romero, siamo noi. Lungo le corsie insanguinate del supermercato correvano e corrono non solo bande di morti viventi. Ma paure, crisi, guerre, politica... Zombi ricorda Dario Argento, che smentisce qualsiasi contrasto col regista americano per la versione che lui montò per il mercato europeo, con scene tagliate, un diverso montaggio e la musica dei Goblin era allora un manifesto politico, segno di una rivoluzione sociale. E lo è ancora adesso: gli zombi, esseri spietati e senza pietà, li ritroviamo oggi in tanti posti del mondo. Si chiamano terroristi».
E così, in un Lido blindato che cerca sicurezza contro l'incubo degli attentati kamikaze, tornano ad aleggiare vecchi e nuovi mostri. Sono in ogni angolo della nostra mente e in tanti film in cartellone. «Il programma di Venezia - ha scritto Piera Detassis sul Ciak giornaliero che esce qui, nei giorni della Mostra dei mostri è una potente, forse voluta, spesso casuale, metafora dell'Invasione». Le creature, l'«altro», il diverso, il nemico: sono dappertutto. Gli alieni nel thriller fantascientifico Arrival di Denis Villeneuve. I cannibali della feroce fiaba distopica The Bad Batch di Ana Lily Amirpour. L'animale mostruoso che si nasconde nella capanna nel bosco nel fantastico La región salvaje di Amat Escalante. Gli spiriti del passato in Boys in the Trees di Nicholas Verso e i fantasmi digitali in Gantz: O di Yasushi Kawamura. Il serial killer di Dark Night di Tim Sutton. I posseduti del documentario Liberami di Federica Di Giacomo. Gli strani abitanti della Stanza 52 di Maurizio Braucci I mostri della Laguna.
Strani esseri si aggirano al Lido. E molti sono i figli mutanti di quello Zombi. «Niente più del cinema horror, ossessionato dalla morte, è capace di raccontare la vita», è l'epitaffio di Argento.
«E solo i film davvero pericolosi, per la società che li produce e lo spettatore che li guarda, sono davvero belli», fa eco Nicolas Winding Refn. E a pensarci bene, in una Mostra così aperta al nuovo, non c'è nulla di più rassicurante dei vecchi fantasmi cinematografici. Che in fondo sono solo degli zombie. Solo un po' più buoni.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.