Iva Zanicchi: "Sono più brava a scrivere che a ballare. Ho chiesto scusa a Selvaggia"

Nel suo ultimo romanzo l'artista racconta la storia di una famiglia del Novecento, tra sogni e passioni

Iva Zanicchi: "Sono più brava a scrivere che a ballare. Ho chiesto scusa a Selvaggia"

Sulla pagina di Wikipedia, Iva Zanicchi, star della televisione italiana e 82 anni portati con allegria e fierezza, accanto alle numerose voci legate alla sua carriera, è descritta anche come "l'artista dei primati". È, infatti, la donna che ha vinto più edizioni del festival di Sanremo (1967, 1969, 1974), la prima cantante italiana ad aver tenuto un concerto al Madison Square Garden di New York e uno di musica leggera al Teatro Regio di Parma, tempio della lirica. Ma anche la prima ad attraversare l'Unione Sovietica in tour nel 1981.

A questo ricco palmares si aggiunge ora un altro nuovo libro, Un altro giorno verrà (Rizzoli) che racconta la storia di una famiglia, nei luoghi dell’Appennino Tosco-Emiliano fino all'America, tra il 1920 e il 1962. Al suo interno tanti personaggi diversi (da Attilio, il capostipite della famiglia Vezzoli a Tognin, ultimo dei cinque figli di Attilio, passando per il nipote Lorenzo che finirà imbarcato come allievo commissario sul transatlantico Princesse) ma tutti caratterizzati da una forte determinazione, dalla passione, dall'attaccamento alle radici ma allo stesso tempo con la voglia di sognare e di spiccare il volo.

L'abbiamo incontrata alla presentazione bolognese, presso l'Oratorio di San Filippo Neri - splendido contenitore tardo-barocco - reduce dalle polemiche legate al programma Ballando con le Stelle, e alla sua affermazione rivolta a Selvaggia Lucarelli dopo aver ricevuto il voto di zero post esibizione. "Mi spiace, anche se io sono fatta così e nel nostro dialetto è quasi un intercalare, nonostante so benissimo che sia un termine volgare. Le ho chiesto scusa più volte e in più modi, mi manca solo di andare in piazza San Pietro, affacciarmi con il Papa e chiedere perdono".

Si dice che ogni scrittore metta dentro le pagine qualcosa di sé. Cosa ha messo di suo e dove ha attinto le altre storie?

"Va da sé che ognuno descrive le cose che conosce e io di cose ne conosco perché ho più anni di Noè, ma me li porto bene (e ride, ndr). Mi sono ripromessa di non descrivere i miei luoghi, come Ligonchio in provincia di Reggio Emilia dove sono nata, ma la zona resta sempre quella. Ho attinto da storie che mi ha raccontato la mia bisnonna, come quella di Attilio che fa il pastore, ma lei stessa era figlia di un pastore, con una vita dura ma anche piena di allegria e gioia. Perché durante la transumanza a piedi si fermavano qua e là da famiglie di contadini che li ospitavano ed era una festa con canti e balli. È banale dirlo, ma più poveri si è e più si è generosi".

Cosa rappresenta questo romanzo per lei?

"Per me questo è il romanzo del Covid che ho avuto in forma pesante e in ospedale, non potendo né leggere né scrivere, ho fatto lavorare la mia fantasia, già di per sé fervida, e ho immaginato questi personaggi e quando sono uscita ho iniziato a scrivere. Non potevo non dedicarlo alla memoria di mio fratello Antonio, non solo un fratello ma anche un figlio per me, che da questo maledetto virus è stato portato via".

Tra le pagine ci sono anche scene erotiche. L'ha imbarazzata scriverle?

"L'editore mi ha chiesto se potevo un po' autocensurarmi, ma perché avrei dovuto farlo? L'amore è tra le cose più belle della vita e soprattutto perché deve essere poco opportuno dire che un uomo o una donna di ottant'anni possono fare l'amore. Che poi ci sono tanti modi per stare insieme, anche con la fantasia, con semplici carezze. Certo quando alle presentazioni vogliono leggere la pagina 158, quella più piccante, un po' mi vergogno".

Emerge anche il senso di colpa che spesso non c'è. Lei che ne pensa a tal proposito?

"Io l'ho avuto e forte. Ho amato, sono una tipa fedele, ma quando tradisco, perché mi è successo, lascio. Non posso rimanere con un uomo che ho tradito. Tuttavia il mio consiglio è quello di non confidare mai queste cose, come invece ho fatto io e poi sono problemi infiniti e negare sempre".

Nei ringraziamenti finali si fa un riferimento alla sua famiglia. Quanto è importante per lei?

"Per me è importantissima, una forza. Ringrazio il mio compagno Fausto, mia figlia Michela, per la cui presenza, preziosissima nella mia vita, ringrazio Dio ogni giorno, ogni minuto, ogni respiro".

Sabato tornerà in pista nello show di Milly Carlucci, come è questa esperienza tra musica e danza?

"Da bambina ballavo il liscio da bambina, ma lì era tutta un'altra cosa. Samuel Peron oltre ad essere un bravissimo ballerino è anche un santo, perché talvolta vado per i fatti miei, sbaglio i passi o non me li ricordo, e lui, invece, mi prende e mi riporta sull'esibizione. Sabato scorso abbiamo fatto la salsa ed io ho detto "ma la facciamo al pomodoro" (e ride ancora, ndr). Conosco il walzer, il tango, ma questa salsa proprio no".

Perché ha accettato di partecipare?

"Perché sono curiosissima e voglio sempre mettermi alla prova. L'unica cosa nella mia vita di cui mi sono pentita è stato posare per la copertina di Play Boy. Non ero completamente nuda ma quando l'ho vista mi è preso un colpo e sono andata in crisi. Sono stata nelle edicole del mio paese e in quelle limitrofe e ho comprato tutti i giornali. Non volevo che lo vedesse mio padre che non avrebbe mai approvato".

Le piacerebbe tornare a Sanremo?

"L'ultimo l'ho fatto con grande passione, mi sono messa in concorso, ho creato un bel rapporto con i giovani anche se spesso nemmeno li conoscevo. Quest'anno lo guarderò comodamente da casa".

Ci avviciniamo al Natale, se potesse inserire nel presepe due personaggi politici chi metterebbe?

"Uno di destra e uno di sinistra. Sono amica di Andrea Orlando, abbiamo anche cantato insieme, ma metterei Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini".

Lei è nota per il programma "Ok il prezzo è giusto". Se potesse dare un prezzo alla sua vita da scrittrice, che valore si darebbe?

"Una domanda un po' imbarazzante, ma per l'impegno, per l'amore, per la verità, per la gioia che mi dà scrivere, una sufficienza ci sta. Un bel sei pieno. Diciamo che con la scrittura e con i racconti delle storie me la cavo meglio che a ballare".

Un messaggio che vorrebbe dare?

"Mi ispiro all'insegnamento di nonno Tognin: sii felice, ascolta sempre il tuo cuore, quando puoi guarda le stelle".

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