Jade Lagardére: "Non sono un sex symbol. Quella volta a Roma..."

Jade Lagardére è arrivata alla Festa del Cinema di Roma in un duplice ruolo: presenta il suo film in versione fumetto Amber Blake e sarà madrina del Premio Sorriso Diverso Roma Award. A IlGiornale.it ha raccontato le sue emozioni: "La diversità? Un mix di colori"

Jade Lagardére: "Non sono un sex symbol. Quella volta a Roma..."

Era attesissima alla Festa del Cinema di Roma, Jade Lagardére, la top model internazionale, autrice del personaggio di Amber Blake. All’Auditorium di Roma, città che come racconta a IlGiornale.it ama molto, sfilerà sul tappeto rosso avvolta in una magnifica creazione della Maison Celestino e in una duplice veste. Presenterà infatti il suo thriller Amber Blake in versione fumetto, colorato da Dan Brown, che è una ferma denuncia alla piaga della tratta degli immigrati, ma sarà anche la madrina del Premio Sorriso Diverso Roma Award. Un importante riconoscimento giunto quest’anno alla sua 11esima edizione, che premierà il migliore film italiano e straniero, capace di raccontare nell’ambito del sociale le diversità e le fragilità delle persone.

Sono sei quest’anno le pellicole in concorso a contendersi il titolo: L’Arminuta di Giuseppe Bonito, Caterina Caselli - Una vita, cento vite di Renato De Maria e Il Legionario di Hleb Papou (sezione speciale Alice nella Città), mentre a sfidarsi per il titolo di Miglior Film Straniero saranno Farha di Darin J. Sallam, Passing di Rebecca Hall e Libertad di Clara Roquet. Sarà proprio Jade a presentare i vincitori venerdì 22 ottobre alle 18,00 presso lo Spazio Regione Lazio, in collaborazione con Roma Lazio Film Commission, nel corso della VII Giornata della Critica Sociale. Noi l’abbiamo incontrata non appena arrivata a Roma. Bellissima ed emozionata, abbiamo parlato con lei di questo duplice ruolo, ma anche della sua vita e delle paure che l’hanno portata a creare un’eroina che le esorcizzi per lei.

Ha iniziato a sfilare da giovanissima, aveva appena 12 anni. Le è sempre piaciuto il mondo della moda, o è stata una casualità?

“Sin da piccola sognavo di fare foto e sfilate. Per me riuscirci è stato un sogno che si è avverato. Da sempre questo mondo mi ha affascinato. Ricordo che avevo appena 13 anni quando ho sfilato qui a Roma per l'Haute Couture. In quel momento è iniziata davvero la mia carriera. Per questo sono molto legata a questa città”.

Odia chi la definisce un sex symbol, cosa rappresenta per lei la bellezza?

"Perché penso che la bellezza deve essere prima di tutto interiore. Di conseguenza il resto sono tutte sfumature personali. Non si possono etichettare”.

È la madrina di questo prestigioso Premio Sorriso Diverso Roma Award, cos' è per lei la diversità?

“Un misto di colori, rispettarsi a vicenda indipendentemente dalla cultura, dal colore della pelle, dallo stile di vita e dal genere. Significa rispettare il fatto che due uomini o due donne o persone transgender, possano amarsi liberamente, e mostrarlo senza essere giudicati da nessuno”.

È anche presente alla festa del Cinema di Roma con il suo thriller Amber Blake, come è nata questa sua passione per la sceneggiatura di fumetti?

“Ho iniziato a scrivere la storia di Amber Blake nel 2013, quando ero incinta di Mila, la mia seconda figlia. Scrivere è sempre stata per me quasi una cura. Mettere parole su carta, mi fa stare bene. Ho presentato il mio progetto ad una casa editrice in Francia (Glenat ndr) che lo ha adorato fin da subito, e che mi ha sostenuto e insegnato la modalità di scrittura dei fumetti, che è completamente diversa da quella ad esempio dei romanzi. Ho avuto la fortuna di avere come spalla Butch Guice, un'incredibile fumettista americano, che ha disegnato per la Marvel per anni".

La sua eroina le somiglia molto fisicamente, cosa altro ha di lei?

“C’è in effetti molto di me in Amber. Chi mi conosce bene vede i molti lati della personalità di questa eroina, che in realtà fanno parte della mia. Non ho però la sua stessa forza di carattere. Non credo che sarei stata in grado di affrontare tutto quello che ha passato lei. Amo questo lato forte della mia eroina. Mi piacerebbe che diventasse un esempio per tutti, che portasse speranza, affinché chiunque possa identificarsi con lei. Vorrei che i giovani, ma anche tutti quelli che subiscono traumi e abusi guardandola possano pensare: 'Se Amber è in grado di farcela, possiamo anche noi”.

Di Amber scrive anche che è una supereroina senza poteri. Con quale spirito ha avuto questa idea?

“Volevo creare un personaggio forte, che nonostante tutti gli orrori che ha visto e vissuto, continua a combattere senza arrendersi e non cede alla parte oscura. Lei rimane una donna forte, positiva e piena di buoni principi. È convinta che insieme si possa cambiare il mondo. Spesso si è portati a pensare che in molti la fanno franca, lei è convinta che partendo da noi stessi, possiamo riuscire a fare giustizia e non lasciare che la parte cattiva vinca. Difende e salva tutti coloro che non possono farlo, e vendica le persone che alla fine non è riuscita a salvare”.

Nel suo fumetto ha parlato della tratta di esseri umani, come mai si è avvicinata a questo tema?

“Questo è un argomento che mi tocca profondamente, e mi ripugna fin da quando ero piccola. Purtroppo è ancora molto attuale. È forse questo un mio modo per esorcizzarlo”.

Rimanendo su questo nel fumetto si trattano temi che da sempre la preoccupano e la spaventano: stupro, pedofilia, tossicodipendenza, prostituzione. Anche con questi Amber l’ha aiutata ad esorcizzarli?

“Quando ho cominciato a scrivere, ho pensato che fosse un ottimo modo per parlare di tutti questi argomenti dolorosi, attraverso una cosa, come un fumetto, che risulta molto accattivante come genere di intrattenimento. Questo però non lo fa risultare leggero, ma lascia comunque un messaggio di speranza. Che queste brutte cose si possono combattere”.

Quali sono i temi sociali che le stanno più a cuore?

“Detesto le ingiustizie, soprattutto nei confronti dei più deboli e dei bambini”.

È mamma di tre bellissimi bambini. Ha paura del mondo in cui stanno vivendo?

“Onestamente sì, spesso mi fa paura il mondo in cui viviamo, soprattutto le nuove generazioni, che a mio parere crescono troppo in fretta. Purtroppo la violenza è ad ogni angolo di strada. Vorrei poter proteggere i miei figli dal mondo in cui viviamo, ma allo stesso modo voglio anche prepararli a difendersi, sia mentalmente che fisicamente”.

Come ha vissuto il periodo del Covid?

È stato molto difficile. Quando è iniziata la pandemia nessuno sapeva cosa stesse succedendo e cosa aspettarsi. Vedere ogni giorno in tv tanta gente che moriva, è stato un dolore enorme. Paura e tristezza ci hanno seguito e segnato per molti mesi. Anche rassicurare i bambini è stato molto difficile, anche se penso che ci abbia dato anche una grande lezione di vita. Quella di vivere il presente rendendoci conto che tutto può cambiare in qualsiasi momento.

Esternare i propri sentimenti, e dire ti amo alle persone a cui vuoi bene, anche se in quel momento sei arrabbiata. Alla fine ho anche scoperto di essere un'ottima insegnante per i miei tre figli, quando con il lockdown studiavano a casa. Ho una pazienza incredibile, forse dovrei fare domanda per diventare una maestra”.

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