La Jaguar E-type, l'unica femmina che sia riuscita a catturare Diabolik

Era l'auto di Brigitte Bardot, George Best e Steve McQueen, per Ferrari era "la più bella mai costruita" e aveva una sola rivale: Eva Kant. All'inizio proibirono agli autori dei fumetti di usare il nome della marca. Poi fu la stessa Jaguar a inserire il fumetto nella propria storia

La Jaguar E-type, l'unica femmina che sia riuscita a catturare Diabolik

Così finta da diventare vera, così vera da diventare finta. Per i 50 anni di Diabolik, l'anno scorso, la Jaguar ha lanciato la XK E-type Celebration, l'unica vettura guidata (e truccata...) da Diabolik in tutte le sue storie. Ed è stato di nuovo amore a prima vista: una vettura incredibilmente bella e affascinante, un vero e proprio capolavoro di design capace, ma solo nel fumetto, di trasformarsi persino in uno scooter.

Mezzo secolo vissuto pericolosamente, tra furti e rapine con l'inseparabile e bellissima Eva Kant, le fughe a tutto gas, l'eterna sfida con l'ispettore Ginko. La prima volta che il Giaguaro, simbolo della casa di Conventry, comparve in Italia, fu nel 1949 quando a Milano la Compagnia generale auto cominciò ad importare le prime berline. Il mito dei miti è proprio la E-type un'auto da 250 chilometri orari prodotta dal 1961 al 1975, oltre 70mila esemplari venduti, che ha fatto epoca e lasciato a bocca aperta il mondo dell'automobile.

La chiamavano, appunto, la macchina di Diabolik, scandalizzando i puristi della Jaguar: pensare che all'inizio l'importatote italiano della macchina diffidò gli autori del fumetto a nominare la marca perchè temevano la pubblicità negativa, ma poi fu la Jaguar ad inserire il fumetto di Diabolik alla guida della E-type tra le immagini che hanno fatto la storia della Jaguar. Nera, bellissima e con i fari carenati costava 5 milioni (una Ferrari 250 Gt ne costava 5 e mezzo), partecipò ad altri film come «The Italian Job» e «Herbie, il maggiolino tutto matto», fu l'auto, oltre che di Diabolik, di George Best, Brigitte Bardot, Tony Curtis e Steve McQueen e «Sports Cars International» la nominò «Top Sport Car» degli anni Sessanta.

Ha trovato casa anche al Museum of Modern Art di New York, Enzo Ferrari, la definì l'«l'auto più bella mai costruita». Perchè come amava ripetere Sir William Lyoms, il padre della Jaguar: «Costruire belle automobili costa quanto costruirle brutte. Tanto vale farle belle...»

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