JLo e Diaz, è un lato B da Oscar E la Jolie si spoglia come Belén

JLo e Diaz, è un lato B da Oscar E la Jolie si spoglia come Belén

da Los Angeles

E con gli Oscar è finita anche la lunga stagione dei premi cinematografici che fa di gennaio e febbraio a Los Angeles un continuo Ferragosto di statuette e tappeti rossi e abiti da sera. I votanti dell’Academy si sono confermati in vena nostalgica e metacinematografica, incoronando The Artist di Michel Hazanavicius, un film francese girato a Los Angeles che rende omaggio al cinema muto hollywoodiano, e Hugo Cabret di Martin Scorsese, un film americano che si svolge a Parigi ed evoca il cinema francese degli albori, Georges Méliès in prima fila. Sarà perché i membri dell’Academy hanno un’età media di sessantadue anni, o perché i difficili tempi attuali spingono a guardare al passato, ma tutta la serata degli Oscar aveva un tono retrò, dalla scenografia al riuscito ritorno di Billy Crystal come presentatore. Per non parlare del premio come miglior attore non protagonista a Christopher Plummer, 82 anni, il più anziano vincitore nella storia degli Oscar dopo Charlie Chaplin (83).
Di questa edizione si ricorderanno il lato B di Jennifer Lopez e Cameron Diaz, che hanno presentato in coppia il premio per miglior trucco dando la schiena al pubblico. Lo spacco vertiginoso di Angelina Jolie. Le lacrime di Octavia Spencer, migliore attrice non protagonista per The Help. Il discorso dell’iraniano Asghar Farhadi, vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero, che ha accusato la opprimente situazione politica del suo Paese. Viola Davis che, insolitamente per un’attrice di colore, si è presentata alla serata senza parrucca ma con la sua naturale acconciatura afro cortissima (malgrado fosse la favorita della vigilia, per The Help, è stata battuta da Meryl Streep, alla sua 17esima nomination e alla terza vittoria).
E se gli Oscar creano ogni anno nuovi beniamini, come Jean Dujardin e Octavia Spencer in questa edizione, non è detto che la carriera dei vincitori ne tragga beneficio. Vedi i casi di Halle Berry, Adrien Brody, Mira Sorvino e Marcia Gay Harden, la cui traiettoria post Oscar non è stata delle più brillanti. E il francese Dujardin, miglior attore per The Artist, non si è certo ingraziato pubblico e produttori dichiarandosi poco interessato a una carriera hollywoodiana: «Vedremo se ci sarà qualche progetto da sviluppare. Ma non sarò mai un attore americano».
Quasi paradossalmente gli Oscar, più che una manifestazione di cultura o spettacolo, per Los Angeles sono un’importantissimo appuntamento economico. Non ci sono cifre precise a proposito, ma l’indotto è altissimo. Basti pensare ai tecnici che lavorano alla serata, al catering delle cene e delle feste post cerimonia, all’affitto di limousine, agli addetti alla sicurezza, ai truccatori e parrucchieri (i migliori guadagnano anche 5000 dollari al giorno). Ma anche nelle settimane precedenti Los Angeles vive in anticipazione degli Oscar, in un turbinio di feste e cene e premi vari e proiezioni speciali che rendono i candidati più impegnati di politici in campagna elettorale. E dopo la consegna delle statuette il party continua. Molte star si sono date appuntamento al consueto ricevimento di Vanity Fair.

Avvistati, fra gli altri, Tom Cruise e Katie Holmes, Victoria e David Beckham, Jennifer Lopez con toy boy al seguito, Gerard Butler (uscito di recente da un centro di disintossicazione), Natalie Portman. La fiera delle vanità? Può sembrare così. Ma la realtà è che lo show è una manna dal cielo per l’intera città. Magie di Hollywood e del Premio Oscar...

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