Non ci sono più i flop di una volta, signora mia. Non c'è da sorridere. Pensateci. Da un lato è vero che i fallimenti altrui ci fanno proprio godere come alibi alle nostre fragilità e alla nostra poca autostima. Dall'altro floppare oggi è forse anche più facile ma sicuramente meno doloroso. E, alla fine, se ne parla di meno. Bene ha fatto dunque «Link. Idee per la televisione», il magazine sulla cultura televisiva fondato da Mediaset nel 2002, a fare «Flop», dedicando ai fallimenti tutto il numero 24. Così se esiste ovviamente una parola tedesca che, ce lo ricorda Fabio Guarnaccia direttore della rivista nel suo editoriale, racconta questo sentimento troppo umano di provare piacere dalla sfortuna altrui, Schadenfreude, la verità è che fallire oggi è molto diverso. E infatti nel magazine, che accoglie contributi eterogenei - da Carlo Freccero (nel frattempo nominato direttore di RaiDue) a Luca Tiraboschi (ex direttore di Italia 1), da Simona Ercolani (produttrice Stand by me) a Axel Fiacco (produttore Endemol) - non troviamo alcun esempio oggi paragonabile per esempio al flop epocale del film di Michael Cimino, I cancelli del cielo, capace di portare al fallimento una casa di produzione intera, la United Artists. «Quel flop - argomenta Guarnaccia - faceva rumore, creava intorno a sé un campo gravitazionale negativo capace di influenzare gli affari e la reputazione per anni. Erano fallimenti rari, ma epocali. Oggi i flop, invece, sono epic ma all'ordine del giorno». Così anche l'esempio del più grande flop al cinema degli ultimi anni, John Carter di Andrew Stanton del 2012, anche se ha fatto perdere alla Disney qualcosa come 200 milioni di dollari non è diventato un caso epocale tanto che il regista, sempre per la casa di produzione di Topolino, ha girato nel 2016 il film di animazione Pixar Alla ricerca di Dory.
Difficile dunque definire il flop oggi. Anche perché esistono strumenti come Netflix che ne negano l'esistenza. Infatti non dando le cifre di quanti abbonati vedono un film o una serie, di fatto la maggiore piattaforma di contenuti mondiale ha cancellato il flop. O almeno non lo veniamo a sapere. Un metodo di analisi diventa allora valutare se l'attesa di un prodotto, quella che viene definito hype, viene poi mantenuta. E quindi, parlando di serie, se viene rinnovata una stagione. Così Michele Boroni può agevolmente inserire nella sua Top Ten dei flop la serie musicale Vinyl, supervisionata da Mick Jagger, il cui episodio pilota è stato diretto addirittura da Martin Scorsese. Sesso, droga e rock'n'roll non sono bastati a far decollare una serie cancellata definitivamente dal canale televisivo Hbo. Ma anche questo flop, nella vastità attuale della produzione seriale televisiva, si è come disperso.
Una nebulosa che ha avvolto le non incredibili performance al cinema dei beniamini del web come i The Pills con Sempre meglio che lavorare (2016), i The Jackal con AFMV Addio fottuti musi verdi (2017) e il Terzo Segreto di Satira con Si muore tutti democristiani (2017) che al botteghino hanno ottenuto rispettivamente 557.273, 770.319 e 192.118 Euro. Una débâcle che Rocco Mottagatta nel suo intervento attribuisce un po' anche ai «produttori e distributori che non hanno saputo come maneggiare davvero questi oggetti non identificati». Ma anche in tv ormai non si sente più parlare di flop di un programma se non magari per polemica politica come è successo con gli ascolti della Prova del cuoco condotto da Elisa Isoardi quando era compagna di Salvini. Perché c'è sempre una spiegazione, come osserva spiritosamente Eugenio Bonacci di FremantleMedia Italia: «1. flop?? Il risultato non è affatto negativo, considerando la contro-programmazione!; 2. flop?? È un programma alto, innovativo, difficile, l'Italia non è pronta, sapevamo dall'inizio di avere obiettivi d'ascolto più bassi! 3.
flop?? Il programma ha registrato ascolti molto bassi, ma ha centrato i target di riferimento: sugli uomini 15-19 è stato 0,5 sopra media, e pure sulle donne 65+! 4. flop?? L'hashtag ufficiale dello show è entrato in tendenza tutta la sera! 5. flop?? Gli ascolti non sono mica l'unico parametro per decretare il successo di un programma!».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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