Jovanotti, il "docutrip" in bici

Ha filmato il viaggio in Sudamerica: "C'è pure musica inedita"

Jovanotti, il "docutrip" in bici

Ha pedalato per 4000 chilometri. Quasi sempre da solo. Tra Santiago del Cile e Buenos Aires. «In fondo viaggiare è la mia prima passione, è arrivata ancora prima della musica». Jovanotti, si sa, ha la vocazione di strabiliare in ogni senso, dilatando i confini, prendendosi applausi e critiche, spostando comunque sempre più in alto la propria asticella. Stavolta da domani 24 aprile sulla RaiPlay della brava Elena Capparelli andranno in onda le 16 puntate di Non voglio cambiare il pianeta, resoconto filmato (e musicato) di un viaggio in bicicletta che ha attraversato il deserto di Atacama e un bel tratto di Panamericana rasentando spesso il nomadismo e superando i limiti della fatica: «Pedalavo 10 o 12 ore al giorno, sono stati quasi due mesi bellissimi ma il ciclismo è faticoso, non mi sentirei di consigliarlo a chiunque».

In sostanza, mentre all'Ariston andava in scena il Festival di Sanremo, Lorenzo Jovanotti Cherubini stava giocando il festival della sopravvivenza con una bici super accessoriata, una telecamera «che pesa come mezza mela» e un iphone. Risultato: 60 ore di riprese che, alla fine, sono diventate un programma e una colonna sonora inedita: «Mi sono divertito a mettere la musica che mi piace, a prenderla e a comporla oppure a recuperarla, come ho fatto anche con Montagne verdi...». Nulla sarà pubblicato, ma molta di questa musica finirà diluita in migliaia di adattamenti/mashup dei fan sui social. «Alla fine del Jova Beach Party mi sentivo al termine di una fase e all'inizio di un'altra. Così, come faccio da tanto tempo, ho intrapreso un viaggio, un viaggio solitario (tranne che per un piccolo tratto) in una parte di mondo che amo tantissimo, il Sudamerica». Pedalate da solo. Notti in tenda. «Mi è capitato di incontrare persone, ad esempio una settantenne olandese che arrivava in bicicletta dal Messico e mi sono sentito quasi in imbarazzo: io avevo tutta l'attrezzatura necessaria, lei solo una bicicletta e poco più». Durante quel viaggio, ha mandato un messaggio a Muccino e ha ricevuto questa risposta: Sei un pazzo, vivi sempre come un ventenne». Adesso riflette: «Fare un viaggio a 53 anni non è come farlo a 20, ci sono uno spirito e una consapevolezza diversi. Gli anni della formazione non finiscono, si può crescere anche a ottanta anni, come dimostra ad esempio Picasso», spiega Lorenzo che adesso ha davvero una barba da eremita. Quando è ritornato in Italia, pressoché inconsapevole di cosa stesse accadendo, all'aeroporto gli hanno misurato la febbre. «Allora ho capito la situazione. E nel lockdown ho scritto e preparato la colonna sonora». Adesso fa i conti con la situazione: «Bisogna vedere che cosa accadrà.

Di certo i concerti nei drive in non mi piacerebbero, ma di sicuro ci saranno cambiamenti nel profondo». E Sanremo? «Ma siamo ad aprile, non siamo neanche sicuri che ci sarà il festival... In ogni caso, Fiorello, Amadeus ed io siamo fratelli...». A buon intenditor.

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