Il fascino di Lady Diana rimane un mistero ancora oggi, a 25 anni dalla sua tragica, prematura scomparsa. Non si contano i libri e i documentari che hanno raccontato la vita, le gioie, i dolori e i sentimenti della principessa del Galles, cercando di definirne il carattere, a tratti contraddittorio. La figura di Diana sfugge a qualunque tentativo di categorizzazione e, forse, una parte del suo carisma derivava proprio da questa complessità. In un’intervista a La Nazione il giornalista Antonio Caprarica, grande esperto di famiglie reali, ha ricordato la principessa del popolo, che è stata in grado di modernizzare il volto della monarchia, ma a cui il destino non ha concesso il tempo per completare il cambiamento più importante, quello su se stessa.
“Non era una santa”
Antonio Caprarica ha avuto occasione di incontrare Lady Diana nel 1997 e di farsi un’idea ben precisa su di lei: "Ero arrivato da Mosca a maggio per raccontare la vittoria a valanga di Tony Blair. Ci incrociammo a un ricevimento alla Serpentine Gallery di Hyde Park. Statuaria, abbagliante, bellissima nonostante il naso fuori asse degli Spencer. Il suo ‘blushing’, quel modo di arrossire mentre parlava, era indizio di un’antica timidezza superata e continuava a darle un fascino pazzesco”. Caprarica, però, non è d’accordo sulla definizione di “santa” attribuita alla principessa anzi, ne rivendica l’umana imperfezione: “Santa no, non è giusto e non le rende giustizia. Nei suoi ultimi mesi era una donna al centro di un enorme cambiamento, che la morte ha interrotto. Aveva imparato a rivendicare il diritto alla felicità, compreso quello di avere tutti gli uomini che voleva. Rosa Monckton, la sua più cara amica, moglie dell’ex direttore del Daily Telegraph, mi ha detto che faceva spesso questa domanda: ‘Sono libera. Perché le altre possono permettersi un amante e io no?”.
La ricerca dell’amore
Lady Diana non si è mai piegata alle regole e all’intransigenza della royal family in materia di sentimenti, in particolare per quel che riguarda la ricerca dell’amore. È sempre stata se stessa, poco incline a rispettare il motto dei Windsor “Never complain, never explain”. Tuttavia ciò non farebbe di lei una vittima della Corona, del sistema e tantomeno del principe Carlo e di un matrimonio basato sulla ragion di Stato. Caprarica ha spiegato: “Non ci sono mai colpevoli e innocenti in amore. Era sicuramente schiacciata da un intreccio istituzionale che rendeva complicato chiudere banalmente con un divorzio. Aveva l’umana ambizione di amare ed essere amata, cosa che la rendeva aliena dentro la famiglia reale. Ha infranto anche questa regola, lasciando l’amore in eredità ai suoi figli. La rottura fra William e Harry conferma però che le leggi del potere all’ombra del trono hanno la meglio su tutto”.
L’amore è stato l’unico, vero desiderio di Lady Diana, delusa dal suo matrimonio con il principe Carlo. La principessa ha avuto fortune alterne con gli uomini. A tal proposito il giornalista ha rammentato: “Non poteva accettare che un uomo le dicesse di no. Ma d’altra parte stare con lei era veramente impegnativo. Ne sa qualcosa il mercante d’arte Oliver Hoare, sposato con un’ereditiera francese, che l’ha lasciata per non perdere la rendita. Diana si era trasformata in una vera stalker e lui è stato costretto a rivolgersi alla polizia”.
“Una grande manipolatrice”
Lady Diana sarebbe una donna vulnerabile, ma non debole. Inoltre, seppur “parecchio ignorante”, ha dichiarato Caprarica, la principessa era dotata di grande intelligenza e scaltrezza che le permisero di manovrare i media e di ammettere con se stessa le sue lacune, per poi tentare di colmarle in modo da diventare una donna nuova: “…[Una] grande manipolatrice: si attorcigliava la stampa al mignolo. Il famoso bacio con Dodi rubato in Sardegna non era rubato per niente. Si era messa d’accordo con il fotografo. Uno scatto da tre milioni di sterline per dare uno schiaffo al marito e fare ingelosire Hasnat Khan, il cardiochirurgo pakistano che l’aveva rifiutata”.
“Diana ha tolto la maschera a Elisabetta”
Antonio Caprarica ha sottolineato che il cambiamento di Lady Diana, in atto in quel fatale 1997, avrebbe potuto regalarci una principessa più matura e consapevole, ancora più impegnata nelle battaglie umanitarie e perfettamente capace di ottenere da queste grandi risultati: “L’estate in cui è morta ha capito che poteva lasciare un segno. Aveva cominciato a studiare, era perfetta nel ruolo dell’ambasciatrice della ‘cool Britannia’, Kissinger apprezzava la sua intelligenza e l’Onu ha proseguito la sua battaglia contro le mine antiuomo. Non più assediata dalle tempeste ormonali, si sarebbe concentrata sul suo ruolo sociale e politico”. Purtroppo Lady Diana non ha avuto il tempo di mostrarci questa trasformazione da crisalide in farfalla.
Caprarica ha ricordato il giorno della sua morte: “[Ero] a Firenze, appena tornato da Porto Cervo. Due giorni prima a Liscia di Vacca era attraccato lo yacht Jonikal del padre di Dodi al-Fayed e ho assistito alla frenesia dei fotografi appostati fra i mirti. Non riuscivo a credere che 48 ore prima si stesse godendo la vita come me, come tutti. Ricordo la musica classica mandata in onda dalla Bbc con la scritta ‘Diana, 1961-1997’”. Perfino la regina Elisabetta, ha sottolineato l’esperto, avrebbe un debito nei confronti della principessa del Galles: “La morte di Diana ha costretto Elisabetta a togliersi la maschera. Prima del funerale disse: ‘Vi parlo come vostra sovrana e soprattutto come nonna’.
Insolito per chi non si era mai riconosciuta come madre. Gli inglesi in lacrime le hanno fatto capire che il tempo della deferenza era finito. E che sotto i simboli augusti della regalità pretendevano esseri umani in cui riconoscersi”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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