L'America "spezzata" di Don Winslow (in sei romanzi brevi)

La raccolta "Broken" regala al lettore dei thriller che mostrano il lato più oscuro degli Usa

L'America "spezzata" di Don Winslow (in sei romanzi brevi)

Broken: a pezzi, la condizione dell'universo umano, per lo meno di quello che siamo soliti trovarci davanti nei romanzi di Don Winslow, scrittore torrenziale, incontenibile, apocalittico. Tre aggettivi che si sposano bene con il suo stile narrativo. Perché Don Winslow si è conquistato un posto d'onore nel gotha del thriller americano e non si può certo dire che quel posto se lo sia guadagnato di soppiatto. Ogni sua fatica è all'insegna di sudore e sangue, violenze ed eccessi. A partire dalla lunghezza di ciò che scrive, tomi che sfiorano e talvolta superano le mille pagine.

Non è questo il caso del suo Broken (HarperCollins, traduzione di Alfredo Colitto e Giuseppe Costigliola, pagg 535, euro 20), una raccolta di sei romanzi davvero brevi (un centinaio di pagine l'uno) che si fanno apprezzare soprattutto per una certa discontinuità con opere come la sua Trilogia del Confine, amatissima dai lettori di mezzo mondo ma davvero estenuante, quanto a lunghezza. Attenzione, però: il Don Winslow che questi romanzi brevi ci restituiscono non è molto diverso da quello a cui il pubblico italiano si è affezionato. Lo stile è inconfondibilmente quello: il suo stile, storie fosche di vita quotidiana nelle spersonalizzanti metropoli americane così come nelle province in cui la legge fatica a imporsi, tra gravi difficoltà sociali e individuali, come le cronache più recenti ci hanno mostrato abbondantemente. E non è solo di vicende legate alle minoranze etniche e alla loro difficile integrazione con la parte bianca dell'America, quella che sente di avere la titolarità dei valori fondanti del Paese per diritto divino, che Broken parla. Certo, neri e soprattutto latinos, non mancano. D'altro canto, buona parte delle storie di Winslow, comprese quelle contenute in Broken, si svolgono in California e in Texas, gli stati che più di ogni altro hanno accolto la minoranza ispanica. Al punto che oggi, forse, non si tratta nemmeno più di una minoranza. E la prospettiva di essere inglobati, anzi fagocitati dalla cultura centramericana e dalla lingua spagnola è una vera e propria ossessione per il popolo degli Stati uniti, bianco tanto quanto nero, perché tra afroamericani e latini non corre certo buon sangue.

Insomma, timori e presagi che permeano anche le pagine di questi sei splendidi romanzi brevi, tre dei quali dedicati a personaggi che devono aver colpito l'immaginario giovanile di Winslow: Steve McQueen (un ribelle maledetto e briccone), Elmore Leonard (di cui non si fa fatica a rintracciare l'eco nei dialoghi serrati), Raymond Chandler (inevitabile nume protettore di qualsiasi autore americano che strizzi l'occhio all'hard boiled). Sei romanzi, tre dei quali ambientati in una California che, come in una pellicola hollywoodiana in cui risulta quasi automatico convertire le storie di Winslow, si muove tra il patinato mondo dei ricchi e i bassifondi più cupi; uno sul confine tra Texas e Messico; uno in un'isola delle Hawaii; e uno, il primo, in una New Orleans in cui l'unico suono che non stoni sembra essere il pulsare delle armi automatiche, non del jazz, del blues, dello zydeco, il melange musicale di cui la città è simbolo e sinonimo.

Storie diverse, accomunate dalla medesima passione. Dialoghi al fulmicotone, da bere in un sorso, come un Margarita ghiacciato che ti lasci il sapore del sale sul palato dopo essertelo scolato per intero. Perché non c'è mai tregua per il lettore nelle storie di Winslow.

Senza entrare in dettagli scomodi, Broken, la storia iniziale, affronta a testa bassa il problema annoso e quanto mai attuale della violenza tra le forze di polizia, della facilità con cui gli agenti superano il limite di non ritorno della follia, stimolati come sono dal marciume della società americana. Perché Winslow, sotto sotto, è un autore di grandi affreschi sociali, anche se domina la sensazione che non sia disposto ad ammetterlo neppure di fronte a un plotone di esecuzione. Rapina sulla 101 è California e adrenalina allo stato puro. Lo zoo di San Diego ha quello che Stephen King ha definito «il miglior incipit di sempre»: «Nessuno sa come ha fatto lo scimpanzé a prendere la pistola». Sembrerebbe quasi un intro a la Joe Lansdale e la prima parte del romanzo rafforza la sensazione, ma tra Winslow e Lansdale c'è molto più di qualche centinaio di miglia di distanza: la violenza nell'autore texano è quasi un arredo scenico; in Winslow è sempre protagonista reale, persino quando non si concretizza. Sunset è una sorta di Un mercoledì da leoni senza gloria, la triste parabola di un genio del surf investito dall'onda del successo più che da un maroso del Pacifico.

Paradise racconta isole Hawaii che traffico e consumo di droga rendono quanto di più lontano, appunto, dal paradiso in terra che siamo abituati a immaginare. L'ultima cavalcata si riconnette idealmente alla Trilogia del confine.

Come scrive Winslow: «Se ti ritiri presto, vai in spiaggia. Se ti ritiri tardi, vai in galera».

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