Largo all'avanguardia. Ecco la musica che fa luce sull'"altro" Battiato

Il maestro era un compositore classico che ora l'ensemble Sentieri Selvaggi riscopre

Largo all'avanguardia. Ecco la musica che fa luce sull'"altro" Battiato

È il 1972 e Karl Stockhausen, guru della musica contemporanea, è a Milano per un concerto. Tra il pubblico c'è un giovane musicista 27enne che riesce a omaggiare il maestro del suo primo disco dalla sconvolgente copertina e dal titolo Fetus pubblicato proprio quell'anno. Benché fosse agli esordi, la musica elettronica sperimentale di Franco Battiato, tra synth e VCS3, colpì il maestro tedesco che in un'intervista dichiarò di stimare «un italiano che si chiama Battiato».

Una stima che si tradusse nella commissione, nel 1975, di una parte nella sua Inori. Fu in quell'occasione che Battiato, raggiunto Stockhausen a Kürten, venne spinto a dedicarsi massicciamente allo studio della notazione e, di conseguenza, della musica classica contemporanea. Non è possibile, infatti, comprendere appieno Battiato senza considerarlo per quello che realmente fu: un compositore.

Tutta la prima parte della carriera compositiva di Battiato è fortemente legata al nome di Stockhausen e Clic (1974), venne dedicato al maestro tedesco. Con l'album Battiato (1977), il compositore siciliano inaugurò la sua fortunata attenzione al pianoforte: Za è un brano composto unicamente da pochi accordi dissonanti ripetuti ossessivamente per 19 minuti e che trasfigurano la tastiera in strumento percussivo finalizzato alla ricerca, esclusivamente timbrica, delle risonanze.

Tale ricerca pianistica porterà Battiato, nel 1978, a comporre L'Egitto prima delle sabbie e Sud afternoon. Si tratta di due brani di importanza capitale (basti dire che i musicisti che li incisero furono Bruno Canino e Antonio Ballista). L'Egitto, in particolare, composto da un'unica scala di Do maggiore ripetuta per 14 minuti, proseguì nella sperimentazione timbrica: lo scheletrico materiale melodico lascia spazio alla ricerca acustica sugli armonici offerti dal suono del pianoforte che risuona, si amplifica o si smorza. Un brano dirompente che, non a caso, in quel medesimo anno, vinse il prestigioso concorso pianistico Premio Stockhausen (ancora una volta lui). Proprio quei due brani, L'Egitto e Sud afternoon, sono ora di nuovo disponibili nella versione di Carlo Boccadoro e Filippo Del Corno dal titolo Sentieri selvaggi plays Franco Battiato (Universal) che riproduce un loro concerto del 2009 a Milano.

L'eclettismo di Battiato all'interno della galassia della musica contemporanea è testimoniata anche da altri suoi sperimentalismi come gli esempi di musica concreta, di rumorismo, di musica vocale e perfino di musica organistica: il formidabile Canto fermo - che con Orient effects compone il lato B di M.elle le Gladiator (1975) - inciso sul monumentale organo della cattedrale di Monreale, richiama esplicitamente i lavori organistici a cluster, soprattutto Volumina di Ligeti, e meriterebbe appieno di comparire nei programmi concertistici.

Convertitosi alla musica leggera - L'Egitto prima delle sabbie fu seguito dall'album-ponte Adieu/San Marco, firmato con gli pseudonimi Astra (artista) e Albert Kui (autore) per non compromettere la fama di compositore sperimentale, e poi da L'era del cinghiale bianco per poter mangiare come ammise ironicamente lo stesso Battiato - il compositore di Jonia tornò alla musica classica, sua primaria vocazione, verso la fine degli anni '80. Ma fu un ritorno non più improntato sullo sperimentalismo finito in gloria con L'Egitto e il Premio Stockhausen, bensì sul classicismo. Battiato, ad esempio, scrisse ben quattro opere liriche: Genesi nell'87, Gilgamesh nel '92, Il cavaliere dell'intelletto nel '94 (mai incisa) e Telesio nel 2011. Si tratta di pagine, soprattutto le prime due opere, nelle quale Battiato si misurò con la scrittura orchestrale e nelle quali seppe dosare strumenti, cori, solisti e linguaggi diversi come quelli tradizionali, orientali financo il canto gregoriano. La musica sacra è esclusiva protagonista, invece, della straordinaria Messa arcaica, la cui prima fu nel 1993 nella basilica di Assisi, un'opera in cui le cinque parti (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei) sono cucite da un filo rosso di semplicità armonica e pervadente dolcezza melodica.

All'interno di una precisa cifra stilistica classica, indispensabile per inquadrare Battiato, l'elettronica tornerà almeno altre due volte in maniera fondamentale. Quella delle musiche per balletto di Campi magnetici del 2000 è un'elettronica più raffinata e organizzata rispetto a quella degli anni '70, è musica visionaria impalcata su magmi, flussi e fulmini sonori. E se è vero, come è vero, che il primo amore non si scorda mai, Battiato, nel 2014, verso quella che sarà la fine della sua carriera, dichiarerà ancora una volta la sua consustanzialità con lo sperimentalismo e l'elettronica in Joe Patti's experimental group.

Certo, il Battiato compositore classico contemporaneo è l'aspetto, forse, meno noto.

Eppure fu, senz'altro, il più pervasivo della sua arte. Anzi, forse la più profonda essenza di Battiato sta proprio nel suo repertorio classico e, specularmente, è la sua formazione classica che ha informato anche la sua musica leggera.

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