L'editoria è commedia. Parola di editore chic

Un viaggio alla Buchmesse di Francoforte diventa una rassegna di vizi (e virtù) del mondo del libro

L'editoria è commedia. Parola di editore chic
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Se non ne potete più di leggere le cronache culturali degli autorini da premio italiani, quelli che vivono per un premio, scrivono tutti la stessa lagna sociale o intimistica di provincia o letteraria ammuffita e però sempre tutti buoni e consolatori perché la vita è bella (mai che premiassero almeno uno cattivo e stronzo), vi do un consiglio: andate in libreria e comprate l'ultimo libro di Matteo Codignola, Cose da fare a Francoforte quando sei morto, che non poteva che essere edito da Adelphi, di cui Codignola è editor, traduttore e anche raffinato scrittore.

È un romanzo che vi porta dietro i retroscena della Fiera di Francoforte, ma anche un road movie con l'amico fotografo Basso (Basso Cannarsa, I suppose), una spy story di agenti non segreti ma editoriali, un backstage adelphiano sulla casa editrice più snob e elegante che abbiamo, una commedia elegante e spietata e balzacchiana dove «ogni riferimento a persone esistenti, o a fatti realmente accaduti, non è per niente, ma proprio per niente casuale».

Illusioni perdute fin dall'inizio, dove ci si reca al proprio stand come criceti nella ruota, con Basso, impelagato in una storia d'amore e a cercare più libri di fotografia da rubare che prede da fotografare (non quel ronzino di Jelinek, «per cui nessuno sganciava un 30 nonostante il Nobel», con commento del narratore «Te credo»), «per tacere di quell'idiota di Pamuk, s'era fatto fotografare talmente tanto che ancora un po' ti pagavano per non dargli un altro scatto» (commento del narratore: «Ma allora c'è una giustizia»). Niente di culturalmente nobilissimo, tra sinologi pazzi e scout che propongono bestseller imperdibili facendo il doppio o triplo gioco e voci che si rincorrono per capire su quale cavallo puntare, con un passaparola dove da scampoli di trama si cerca di capire di cosa si tratta, qual è il trend, «travisando tutti quasi tutto, per intendersi bastava salvare solo un elemento, anche perché si dava per scontato che gli altri se li perdesse per strada come gli stadi del Saturno V». Per cui, seguendo il narratore e Simonetta (sua partner professionale e coprotagonista), si spettegola su libri caldi, libri tiepidi, libri né carne né pesce, mentre un anno si cerca un romanzo con un protagonista omosessuale, un albanese, uno scozzese, anche un americano ma espatriato a Praga, perché è più chic, più multiculturale.

Tra equivoci e strategie, Codignola rivela anche segreti su «un libro del 1955, che aveva dato risultati del tutto inattesi, e sensazionali, pagandolo una miseria», e gli adelphiani capiranno subito che il riferimento è allo Zia Mame di Patrick Dennis, e sapeste come continua la storia (non ve lo dico, leggete il libro). Sì, bisogna essere un po' adelphiani per cogliere bene tutto, ma che libro adelphiano sarebbe se non ci fosse stato un po' di esoterismo, non mistico ma editoriale. Seguono andirivieni nelle feste, incontri segreti, malintesi, trattative da concludersi in fretta, mentre Roberto Calasso (mai chiamato per nome, è l'Editore, lo dovete sapere) va in giro a comprare prime edizioni di libri rari per poi approvare o meno quello che hanno ottenuto i suoi collaboratori, decidere se firmare o meno un assegno.

Gli anni passano, la società cambia, i fax vengono sostituiti dalle mail e dagli smartphone (a proposito del fax «il mio odio per il fax è sempre stato virulento, di quell'attrezzo mi infastidiva tutto, a cominciare dalla posizione in cui, non ho mai capito perché, moltissimi aspettavano i messaggi: in piedi davanti alla macchina, quasi curvi, nella postura dei pentiti della Rivoluzione Culturale, o degli adoratori di feticci sanguinari»), e anche la Buchmesse cambia, ma, come ho detto, Matteo non è Lucien de Rubembré, appassionato del suo lavoro, laureato in Lettere e Filosofia sì, ma disilluso da subito.

Nelle aste non c'è più nessuno, di soldi ne girano meno, gli squali bianchi sono diventati squali balena quando delle carpe addormentate. Certo, «se leggendo le pagine precedenti vi siete fatti l'idea che, almeno per il periodo in questione, per vivere e lavorare nel nostro ambiente fossero richieste dotazioni superiori alla media di pressappochismo, cialtroneria, unite a qualità istrioniche fuori dal comune, non sentitevi in colpa, è vero». Tuttavia, «ora in molti casi sembra di nuovo contemplata la possibilità che tu un libro, prima di comprarlo, debba avere il tempo di leggerlo».

Mentre la Buchmesse viene accorpata al salone dei Cosplayer tedeschi («così, vi arrivasse una foto dalla prossima edizione, non c'è bisogno che vi chiedate a chi sono avvinghiati Simonetta e il vostro aff.mo: è semplicissimo, a Chewbacca»). Una commedia colta, adelphissima, che sarebbe piaciuta o avrebbe potuto scrivere Alberto Arbasino. Non a caso edito tutto da Adelphi, pure lui.

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