Che lo si voglia o no, il Grande fratello è lo specchio della realtà. È un reality show, nasce con questo obiettivo, ma forse l'edizione di quest'anno, più che essere uno specchio, si può dire essere rivelatrice dell'ipocrisia dei nostri tempi, dettata dal politicamente corretto. Ecco, il politicamente corretto ha fallito. Perché? È molto semplice e a fornire l'esempio più lampante e cristallino è stato quanto accaduto con Marco Bellavia.
Davanti a un uomo con evidenti difficoltà, che probabilmente non sarebbe dovuto entrare all'interno della Casa perché le sue condizioni psicologiche ed emotive non erano in quel momento compatibili con un ambiente come quello, il gruppo si è fatto branco. Invece di trovare supporto, Marco Bellavia ha trovato il dileggio, l'umiliazione ma, soprattutto, l'indifferenza. Niente di nuovo, semplicemente una fotografia a colori vivi della società.
Non siamo qui a dire che il Grande fratello e la tv sono cattivi maestri, lungi da noi impelagarci in discorsi così inutili. I maestri devono essere altri. E sono altri, per fortuna. Ma il Grande fratello in questo caso è stato realtà, più che reality. Al di fuori di quelle mura, infatti, siamo bombardati di messaggi buonisti al limite del patetico. Li vediamo, i paladini del politicamente corretto a tutti i costi che si impuntano per costruire un mondo fatto di unicorni e di bonbon, vivendo completamente distaccati dalla realtà. Che è quella del Grande fratello.
L'ideologia utopica di certe correnti buoniste sospinte da "quelli che piacciono" e che trovano a sinistra terreno fertile fa quasi tenerezza, perché quando si scontrano con la realtà sembrano cadere dal pero. Sui social è un brulicare di messaggi di body-positive, di frasi positive mind e tante belle cose. Tutti sono bravi così, a parlare, a puntare il ditino in piedi su un predellino virtuale. Anche quelli che sono nella Casa sono stati bravissimi in questo prima di iniziare il Gf. Ma la tv è rivelatrice e mostra quello che sei davvero.
Da quello spettacolo indecoroso, i maître à penser del politicamente corretto da social e da poltrona una lezione dovrebbero averla imparata: la realtà non è fatta di unicorni e caramelle.
La realtà è ruvida e non bastano due lezioncine social o un fiume di belle parole per cambiarla. Occorre sporcarsi le mani, guardare negli occhi la miseria umana e capire dove intervenire. Agendo, proponendo. Che tanto, prima o poi, le maschere cadono. Per tutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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