Ligabue e le sue sette vite. "Errori? Troppo generoso"

Escono il disco "7" e la raccolta di "77" singoli. "A 60 anni - racconta Luciano Ligabue - ho deciso di vivere giorno per giorno"

Ligabue e le sue sette vite. "Errori? Troppo generoso"

Poi uno dice il caso. Ligabue pubblica il suo nuovo disco, che si intitola 7, e contemporaneamente anche la racconta dei suoi singoli, che si intitola 77 (e comprende anche i 7 inediti). Un'apoteosi di questo numero. D'altronde, spiega lui, «per i numerologi io sono un sette che cammina». Riassumiamo: sia Luciano che Ligabue sono di 7 lettere, lui è nato il 13/3 che sommato fa 7, San Luciano è il 7 gennaio, il suo pezzo più famoso Certe notti è la settima traccia del disco Buon Compleanno Elvis e via dicendo (primo concerto nel 1987, primo stadio nel 1997...). «Perciò, quando il mio manager Maioli mi ha detto che in trent'anni avevo pubblicato ben 77 singoli, ho avuto l'ennesima conferma». Praticamente un singolo ogni cinque mesi. Luciano Ligabue parla del suo ritorno spiegando che «durante il lockdown, quando non era possibile guardare avanti, ho guardato indietro. E ho trovato sette pezzi scritti in passato e mai pubblicati che in realtà erano gemme da valorizzare, così le ho ricantate».

Non è un caso che stavolta Ligabue abbia anche nella voce il timbro del passato: «Ho voluto ritrovare le mie origini. Ultimamente ero al servizio della mia cantautorialità, stavolta sono stato più istintivo». In effetti il primo singolo di questo 7, ossia La ragazza dei tuoi sogni, ha un testo inusuale per Ligabue, così sfrontato così intimo, e difatti ha avuto bisogno di quindici anni per trovare la chiave giusta: «Per completarla, ho chiamato il mio vecchio produttore Barbacci e abbiamo ritrovato uno spirito sonoro che poi è diventato il traino di questo disco». Anche Volente o nolente, in duetto con Elisa, arriva dal passato senza però farsene accorgere: «Elisa ed io abbiamo registrato Gli ostacoli del cuore (uscita nel 2006) e Volente o nolente in un pomeriggio di straordinaria intensità. Poi a lei non piaceva quella versione e la casa discografica decise comunque di pubblicare Gli ostacoli del cuore. Stavolta l'abbiamo ricantata e ha convinto tutti e due».

Se c'è qualcosa di nuovo in questo Ligabue è anche la maggiore consapevolezza: «Ho 60 anni, sono stato obbligato per decenni a programmare tutto minuto per minuto, adesso mi immagino un futuro pensato più giorno per giorno che con una attenta pianificazione». Tra l'altro che sia un punto di svolta nella sua vita si capisce anche dalla autobiografia È andata così edita da Mondadori nella quale racconta la storia di un ragazzo che, una domenica pomeriggio del 1987, è salito su di un piccolissimo palco con davanti 100 persone e «per il resto della mia vita ho provato a replicare quella sensazione lì». Dopo il successo, ha provato, soltanto provato, a immaginare di smetterla ma non ce l'ha fatta: «Era il 1999, dopo Buon Compleanno Elvis e Radiofreccia, avevo meditato di smettere. Troppo successo, e io non ero pronto a essere esposto a tutte le correnti e a esser raccontato spesso come non ero. Poi, fortunatamente, ho dato retta a una vocina che mi diceva ma poi come fai senza concerti?, e quindi eccomi qua».

Eccolo qua senza la sua principale ragione di vita artistica, ossia le tournèe: «Io non riesco a pensare ai concerti in streaming, che mi sembrano più che altro esibizioni in sala prove. Io ho bisogno che il pubblico sotto il palco mi rimbalzi la propria energia. Ma, certo, se i concerti in streaming possono aiutare il mio settore così in difficoltà, sarò ben disposto a farlo». In fondo lui ha già pagato un tributo significativo a questa pandemia: a settembre avrebbe dovuto esserci il suo concertone alla Rfc Arena di Reggio Emilia per celebrare trent'anni tondi tondi di carriera.

È stato rinviato al 19 giugno e tutti i centomila biglietti sono già venduti per quello che, giocoforza, sarà una celebrazione con un anno di ritardo. «Ho fatto errori in questi trent'anni? Sì certo. Spesso sono stati di generosità, ho pubblicato tanta musica e poi libri e poi film e grazie al cielo il pubblico non si è mai stancato di seguirmi».

Un privilegio di pochi artisti (sempre meno) che diventano «confidenti generazionali» ed entrano nelle vite del proprio pubblico. Proprio come lui, che ha trascorso 30 anni senza essere Ligabue e i successivi 30 diventando Ligabue per tutti.

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